Inno a Procida
In un momento in cui la natura viene distrutta dagli incendi e dalle attività dell’uomo, questa poesia vuole essere un omaggio a tutto il mondo naturale, in modo da ricordare ai lettori il valore che possiede intrinsecamente.
In un momento in cui la natura viene distrutta dagli incendi e dalle attività dell’uomo, questa poesia vuole essere un omaggio a tutto il mondo naturale, in modo da ricordare ai lettori il valore che possiede intrinsecamente.
Ritrovare pensieri, parole, colori e suoni sulle sponde del mediterraneo. Cercare così una discontinuità salvifica dopo mesi di pandemia, isolamento, mascherine, tamponi e vaccini.
Inginocchiarsi o no, #IoStoConOrban, DDL Zan…
Forse è proprio vero che la storia è ciclica, anche se non li ho vissuti gli anni ’60 è come se li sentissi nell’aria, qualcosa sta cambiando e si sente. Sì, forse la musica era un’altra cosa, ma le battaglie culturali tra generazioni sono tornate ad essere un tema centrale e dibattuto.
È stato un anno – abbondante – difficile. Abbiamo sofferto tutti, chi più, chi meno. Abbiamo perso alcuni dei nostri cari, il nostro lavoro, la nostra libertà. Ed ecco che ora cominciano gli Europei di calcio, manifestazione rimandata proprio causa Covid. Mi preparo a guardare la prima partita, non sto nella pelle, ed ecco che mi arriva una voce all’orecchio. Come un sibilo si fa strada fra il vociare gioviale degli spettatori: “Veniamo da un anno terribile e adesso devo stare qua a tifare per dei ragazzini che, mentre io piangevo in lockdown, continuavano ad incassare palate di soldi nelle loro ville.” Dopo questa frase parte l’inno nazionale, l’ho cantato a squarciagola come sempre ma quella frase mi ha fatto riflettere.
Come appare il futuro ai nostri giovani? Come appare il futuro a coloro che tra dieci, quindici anni dovranno sostenere il carico socioeconomico in parte creato anche in questo ultimo anno e mezzo?
Ascoltando la classifica degli sprechi di Sebastiano Barisoni su Radio 24, ho realizzato quanto i furbetti non riescano quasi neanche più ad indignarmi, viviamo in un paese in cui chi è virtuoso è scemo.
La cura non deve esaurirsi nel prossimo futuro, ma deve continuare grazie a tutti coloro che oggi vivono la tragedia del Covid19 da giovani e che domani saranno adulti proprio come è successo in un’altra epoca – non lontana – alla mia generazione. Spetta ai giovani di oggi mantenere il ricordo e la memoria di ciò che stanno vivendo, utilizzando i numerosi strumenti, anche tecnologici, che hanno a disposizione.
Pensavate che l’esplosione della centrale nucleare Ucraina facesse solo parte del passato? A volte i vecchi fantasmi tornano per tormentarci e ricordarci le nostre mancanze.
Impariamo a guardare al lavoro non contrapponendo presunti interessi diversi, ma diamo al lavoro la centralità che merita in un sistema pronto ad innovarsi e a cambiare determinando un cambiamento anche alle dimensioni della fiscalità, del welfare e delle pensioni: la centralità del lavoro rappresenta la centralità dell’individuo donna o uomo.
Il 25 aprile si festeggia il giorno simbolico della ritirata dei soldati nazifascisti da Milano e Torino nella primavera del 1945. Un giorno che simboleggia la liberazione dalle forze straniere sul territorio italiano e la conclusione del ventennio fascista italiano. Da quel giorno le parti sociali hanno continuato a combattere ma dai fucili si è passati alle bombe carta, ai manganelli e ai Tweet.