Giornalista, scrittore, attore, autore, volto tv, biker, runner, web-star, rockstar, influencer: praticamente un po’ di tutto. Così si presenta al mondo social (e non solo) Andrea Scanzi.
Perché proprio Andrea Scanzi? Forse perché è esattamente ciò che mi aspetto da un giornalista. Forse perché anche la mia giornata, come la sua, dovrebbe essere di 36 ore, considerato tutto quello che vorrei farci stare. Forse perché è un uomo che difficilmente scende a compromessi, quello che pensa dice, senza troppi problemi (anzi, nessuno). Perché è un uomo mosso dalla passione in tutto quello che fa, un appassionato della vita. Un po’ come me.
Una personalità che ormai da anni si è imposta con tenacia e vigore nel panorama giornalistico italiano, senza però limitarsi alla carta stampata e alla televisione ma valicando, tra i primi in Italia, i confini dei social network, diventati ormai il principale mezzo di comunicazione per la firma di punta de “Il Fatto Quotidiano”.
Dopo essersi laureato in Lettere presso l’Università di Siena, inizia la sua carriera giornalistica nel 1997, facendo i primi passi nel “Mucchio Selvaggio”. Successivamente scriverà per giornali come “Il Manifesto”, “L’Espresso” e “La Stampa”, per la quale lavorerà sino al 2011, anno in cui passerà definitivamente a “Il Fatto Quotidiano”.
Attraverso Facebook, Instagram, YouTube e Twitter Andrea Scanzi ha dato vita a un’autentica rete di comunicazione in quello che poteva essere considerato, in termini strategico-manageriali, un “oceano blu”, ovvero un mercato in cui non esiste concorrenza, un mercato in cui il giornalista stesso è riuscito a dettare le regole del gioco a suon di video, post e articoli, costruendo di fatto una barriera all’entrata nel suo settore, un po’ come Coca-Cola fa nell’industria delle bibite.
Oggi, dati alla mano (fonte Sensemakers), risulta essere il giornalista più seguito in Italia sui social. Infatti con 9,2 milioni di interazioni stacca di gran lunga Lorenzo Tosa (3,3 milioni) e Enrico Mentana, direttore del TG “La 7”, fermo a 2,3 milioni. Praticamente un monopolio. Una corsa che il runner di Arezzo vince e stra-vince ormai da nove mesi.
Anche nella classifica di politici, giornalisti e publisher general news italiani più seguiti, Andrea Scanzi si classifica sul podio al terzo posto, davanti a giornali come il “Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano” stesso.
Negli ultimi giorni un risultato clamoroso: il suo post di addio (e rammarico) per il premier uscente Giuseppe Conte è entrato nella top ten mondiale di Facebook per interazioni, raggiungendo milioni e milioni di persone.
Insomma, i numeri sono da capogiro e a renderli ancor più sconvolgenti è il numero di copie dei libri venduti, tra cui spicca sicuramente “La congiura dei peggiori”, tra i best seller degli ultimi mesi.
Ora, dovessimo analizzare da un punto di vista aziendale l’impresa “Andrea Scanzi” si potrebbero trovare punti di debolezza, ma sicuramente molti di più sarebbero quelli di forza che consentono la realizzazione di un fatturato molto proficuo, per altro duraturo e persistente, e, in termini di seguito, fama e successo.
Ma come ci riesce Scanzi? Cosa si cela sotto ogni suo contenuto multimediale, che esso sia video o audio, come riesce il giornalista a tenere incollati quotidianamente milioni di persone ai propri canali?
Andiamo con ordine.
È vero, come detto in precedenza Scanzi ha anche weaknesses, non è immune a critiche e contestazioni. Il suo carattere sanguigno, il suo modo di porsi a volte irriverente, le risposte too much, il “testa contro testa” ricercato contro personaggi non proprio tra le sue grazie, sono elementi che spesso il pubblico non gradisce, soprattutto in un mondo in cui il “politicamente corretto” prevale sopra ogni forma di fuoriuscita dagli schemi, quadrati e serrati. Ma lui è così: irriverente, diretto, irregolare, in una parola, rockstar. Il giornalismo oggi, soprattutto in Italia, è spesso compiacente e accondiscendente, timoroso delle domande e verità scomode, troppo curante del consenso popolare che porta a “dire ciò a cui la gente piace sentirsi dire”. Un Grandissimo (con la G maiuscola) del rock italiano canta “…che se ne frega di tutto, sì”, ecco: questo è Scanzi.
Parliamo ora dei suoi talenti.
L’abilità oratoria. In gergo molte volte noi italiani utilizziamo l’espressione “enciclopedia vivente” per descrivere la cultura posseduta da un individuo. Per Andrea Scanzi è proprio così. Infatti definisce alla perfezione la sua proprietà di linguaggio, la vastità culturale e la conoscenza approfondita della lingua italiana. In un’epoca in cui la nostra straordinaria lingua viene messa a durissima prova da inglesismi, slogan, sgrammaticature, approssimazione, sdegno e superficialità, Scanzi riesce a far emergere il bello, coltivando il culto del “parlar bene”, facendo riscoprire lo splendore, la musicalità e armoniosità dell’italiano.
La tradizione si unisce alla competenza e all’abilità comunicativa. Oggi la comunicazione è tutto. Saper comunicare bene con gli stakeholder è alla base del corretto modo di fare impresa; allo stesso modo potremmo dire che saper comunicare bene con i propri ascoltatori è alla base per una crescita esponenziale sui social. Scanzi questo l’ha capito e quotidianamente conduce con maestria e destrezza le proprie live e i propri contenuti, concentrandosi molto sull’aspetto comunicativo.
Il sottile (ma nemmeno troppo) velo d’ironia con cui propone i propri racconti; la risposta pronta ad ogni attacco subito che quasi tende a ridicolizzare colui o colei dal quale provengono; I flussi di coscienza degni di James Joyce in “Dubliners”, nei quali pare quasi che le parole sgorghino in modo naturale dalla sua bocca. Sono tutte tecniche comunicative che vengono messe in campo dalla rockstar del giornalismo italiano, con un unico obiettivo e risultato finale: trasmettere emozioni.
Non possiamo poi trascurare la versatilità contenutistica. Andrea Scanzi fa giornalismo a 360°, parla di politica, sport, musica, cinema, teatro… parla di tutto! Di fatto qualsiasi persona in Italia ha almeno un interesse in comune con il giornalista. Uno dei suoi tanti segreti è questo: puoi non essere d’accordo con le sue idee politiche, ma guarda caso condivide con te la stessa passione per i Pink Floyd, Adriano Celentano o Rino Gaetano. Puoi non avere il cuore rossonero, ma molto probabilmente stimi Giorgio Gaber o Flavio Bucci. Insomma, Scanzi riesce a raccogliere un bacino d’utenza enorme perché ha passione, competenza e cultura in innumerevoli ambiti.
Al giorno d’oggi il panorama giornalistico italiano offre troppo spesso contenuti di scarsa qualità, poche occasioni di confronto privilegiando lo scontro piuttosto che l’incontro, un giornalismo sempre più uniforme e omologato a dogmi, senza badare troppo ai contenuti ma dando spazio solo a slogan, frasi fatte, luoghi comuni e soluzioni solo apparentemente valide. Scanzi riesce a stravolgere questi orizzonti, a portare il giornalismo ad un altro livello, cavalcando ogni singolo palcoscenico, reale e virtuale che sia, con la stessa veemenza e grinta di Roger Waters quando canta “Pigs (Three different Ones)” ma con la stessa classe e eleganza di Fabrizio De André.
Siamo abituati a non fidarci più dei social network, colmi di fake news, verità distorte e propaganda. Ma questa realtà può essere cambiata. Può essere cambiata proprio con giornalisti di qualità. Può essere cambiata proprio con veri e propri “influencer intellettuali”, come Andrea Scanzi.
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