Agosto, il mese dei fuochi: foreste che bruciano e polemiche che divampano

Il 9 Agosto 2021 é uscito il sesto rendiconto sul clima dell’IPCC. Questo fa esplodere molte polemiche relative alla lotta contro il cambiamento ambientale. Qui di seguito vengono proposti estratti del Report e considerazioni concernenti la situazione attuale.

10 agosto 2021: tra le fiamme che divampano in varie parti del mondo, si accende la polemica riguardante la drammatica situazione climatica di cui siamo spettatori, a seguito dell’IPCC Report (Intergovernmental Panel on Climate Change) pubblicato il giorno precedente.

Scrivo “spettatori” perché come cittadini e a seguire come istituzioni, non stiamo facendo abbastanza per appianare il drastico cambiamento climatico che in pochi decenni ci porterà su una strada senza ritorno. Il cambiamento, riporta l’IPCC, deve essere più drastico e soprattutto applicato nell’immediato. Ciononostante, non serve gridare “aiuto”, attuare sommosse popolari o attentare un colpo di stato: stiamo combattendo. Non  alla giusta velocità, ma possiamo agire con  più forza tramite collaborazione, sensibilità verso l’ambiente e informazione. Di seguito per avere un quadro della situazione aggiornato, vedremo cosa ha riportato ieri l’IPCC:

In primo luogo, vengono menzionati i tanto conosciuti greenhouse gases derivanti da attività umane, dato che sono responsabili del riscaldamento globale di 1.1°C dal 1850-1900. Se le riduzioni non saranno immediate, questa ingente mole di emissioni in circa vent’anni porterà all’innalzamento della temperatura media di 2°C. Le conseguenze sono già percepibili: molteplici territori sono vittime di grossi incendi. Questo si può purtroppo osservare dalla panoramica effettuata dalla Fire Information For Resource Management System della Nasa.

Ci sono zone come quella centro-meridionale dell’Africa, che sono così colpite al punto che il colore rosso ha invaso l’intera area sulla mappa. Gli incendi hanno spesso la caratteristica di essere giganteschi e fuori controllo, motivo per cui molti scienziati li stanno chiamando con uno specifico nome, megafires. I roghi mangiano ad una velocità impressionante piante, animali e tutto un ecosistema che difficilmente sarà ricostruibile. Questo sta purtroppo accadendo in Australia, di cui il WWF scrive:

“È straziante anche l’analisi fatta dal Guardian Australia sui dati delle aree bruciate nel New South Wales e nel Queensland, poi confermati dal governo del NSW, da cui risulta bruciato almeno l’80% dell’area delle Blue Mountains e più del 50% delle foreste pluviali del Gondwana, entrambe dichiarate patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. 
“La portata del disastro è così grave da poter incidere sulla incredibile diversità degli eucalipti, motivo per cui l’area delle Blue Mountains è riconosciuta come patrimonio mondiale dell’umanità.”

Per quanto la temperatura media globale possa aumentare in modo quasi uniforme in tutto il pianeta, le conseguenze nei vari territori si possono manifestare in molteplici forme e con diversa intensità, come abbiamo osservato ora prendendo in considerazione gli incendi. L’IPCC nel Report del 9 agosto sottolinea questo aspetto, elencando quelli che possono essere i sintomi della situazione di precarietà verso cui sta andando il nostro pianeta:

  • Il cambiamento climatico sta intensificando il ciclo dell’acqua. Ciò comporta precipitazioni più intense e relative inondazioni, nonché siccità più intense in molte regioni.
  • Il cambiamento climatico sta influenzando i modelli di pioggia.
  • Le aree costiere vedranno un continuo innalzamento del livello del mare per tutto il 21° secolo, contribuendo a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse e all’erosione costiera.
  • Un ulteriore riscaldamento amplificherà lo scongelamento del permafrost e la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.
  • I cambiamenti nell’oceano, compreso il riscaldamento, le ondate di calore marine più frequenti, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno sono stati chiaramente collegati all’influenza umana.

Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi oceanici che le persone che fanno affidamento su di essi e continueranno almeno per il resto di questo secolo.

  • Per le città, alcuni aspetti del cambiamento climatico possono essere amplificati, tra cui il caldo (dato che le aree urbane sono generalmente più calde dell’ambiente circostante), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’innalzamento del livello del mare nelle città costiere.

Molte di queste considerazioni probabilmente le abbiamo più volte sentite, ma tra il conoscere, l’esserne consapevoli e l’agire c’è un abisso. Vediamo qualche dato concernente gli impegni di sostenibilità ambientale portati avanti nel nostro paese.

Nel 2020 l’Istat ha rilevato che il 75,8% delle imprese ha portato a termine almeno una azione di sostenibilità ambientale: un dato sicuramente positivo, ma che può essere migliorato. Un incentivo alle imprese può essere rappresentato dall’introduzione -e possibile redazione- del Bilancio di Sostenibilità. Il Bilancio sociale, come ha definito nel 2007 il Ministero dell’Interno in Italia, è “l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato”. Le imprese che si stanno facendo strada nel mondo della sostenibilità ambientale sono quelle che classifichiamo nel settore della moda. I brand sostenibili rappresentano una nuova strada per aiutare l’ambiente. I clienti prestano sempre più attenzione alla sensibilità dei marchi rispetto all’ambiente e qui di seguito citerò alcuni dei brand italiani che stanno diventando famosi proprio per la loro attenzione a questa particolare problematica: CasaGIN, Quagga, EcoDream…

E le Istituzioni?

L’UE e tutti i suoi Stati membri hanno firmato e ratificato l’accordo di Parigi. Il principale obiettivo consiste nel portare l’UE ad essere la prima economia e società a impatto climatico zero nel 2050. L’accordo di Parigi impegna tutti i paesi a ridurre le emissioni di gas serra (greenhouse gases). Tra i vari obiettivi perseguiti, è presente quello di limitare l’innalzamento della temperatura media globale a 1,5° C.

Un ruolo importante lo hanno i cittadini: è importante sentirsi cittadini del mondo e non limitarsi a sentirsi parte dello stato in cui si risiede. Nella vita quotidiana può sembrare che il cambiamento climatico sia poco presente, quando in verità senza che ce ne accorgiamo sta cambiando di molto le nostre vite. Gli accorgimenti possono essere tanti, ma è la sensibilità e cura di ciò che ci circonda che farà la differenza.

Ad maiora.

Fonti:

https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2021/08/IPCC_WGI-AR6-Press-Release_en.pdf

https://www.wwf.it/pandanews/ambiente/ancora-allarme-incendi-in-australia/

https://www.nasa.gov/

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