Valori e istituzioni oltre la politica, l’incipit del Mattarella bis

29 gennaio 2022, a Sergio Mattarella viene comunicato ufficialmente l’esito delle votazioni. Siamo al Palazzo del Quirinale, e il “neo-eletto” Presidente si appresta a rilasciare la sua prima dichiarazione.

Con la voce in parte ovattata dalla mascherina bianca FFP2, il Presidente della camera Roberto Fico si appresta ad effettuare un annuncio rituale e conciso: “Signor Presidente…” A quel punto si volta verso Sergio Mattarella come per assicurarsi che sia ancora là e non scappato in Messico o calatosi con le lenzuola fuori dalla finestra come gli innumerevoli MEME che hanno invaso il web. “… insieme al Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati siamo qui a comunicarle il risultato della votazione…” Il Presidente del Senato è stata nella rosa dei papabili futuri presidenti, chi ha seguito la Maratona Mentana o comunque la diretta durante gli spogli si ricorderà di quando durante allo scrutinio della quinta votazione fu bombardata di messaggi – probabilmente di solidarietà – sul suo smartphone mentre il suo nome veniva ripetuto per sole 382 volte da Fico. Chissà se per lei è stata una delusione o un sollievo questa fumata nera. Ora la vediamo alla destra di Mattarella, immobile ed elegante ma visibilmente frastornata come fosse appena scesa da un giro sulle giostre durato una settimana. Fico conclude “… 759 voti… con la seduta medesima che ho l’onore di consegnarle.” Ben 759 voti, più di quelli ottenuti da Francesco Cossiga nel 1985, da Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 e dal Giorgio Napolitano bis nel 2013.

A questo punto il Presidente della camera abbandona la postazione in favore di Mattarella che, con un rapido gesto di ringraziamento, avanza verso il suo leggio. Un leggio trasparente sul quale compare un foglio bianco, il discorso sarà breve e ben calibrato.

Mattarella toglie la mascherina, sguardo alla camera, inspira e parte con i ringraziamenti tutto in un unico gesto, va di fretta. Ringrazia tutti per la fiducia accordatagli, come impone la buona educazione, guarda i delegati stampa presenti con occhi sinceri. Appoggia la mascherina sul leggio trasparente, di fianco al testo del discorso, la pandemia è sempre in primo piano.

“… In questi giorni difficili trascorsi per le elezioni della Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tutt’ora attraversando sul versante sanitario.” I flash dei fotografi illuminano per qualche frazione di secondo il Presidente che, pensando al versante sanitario, volge lo sguardo oltre le pareti del Quirinale fin dentro gli ospedali italiani dove i medici stanno lottando anche in questo istante. “… su quello economico, su quello sociale, richiamano al senso di responsabilità.” Le sopracciglia di Mattarella si sollevano come punte dall’urgenza, gli occhi si aprono per comunicarne la serietà. “… e a rispetto delle decisioni del parlamento.” Trae un profondo respiro, cerca sul leggio le parole esatte: “Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti.” Su queste “prospettive personali” ecco che si lascia scappare un breve e quasi impercettibile sospiro. “Con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini.” Finito il discorso. Rimessa la mascherina. Torna a consultarsi con le altre due cariche più elevate dello stato. I tre escono dalla sala tra gli scatti dei fotografi.

Così, in due minuti, Mattarella si mette ufficialmente a disposizione a coprire ancora una volta la più alta carica dello stato.

Andando oltre alle facili ironie che dipingono un Presidente ostaggio dell’incapacità della politica di accordarsi su un nuovo nome, vediamo un uomo delle istituzioni. Quando si pensa alle istituzioni italiane ecco che affiorano ricordi di parlamentari e ministri che litigano in tv, alla radio e – quando si presentano – in Parlamento. Ciò che risulta più difficile vedere sono i funzionari di stato che lavorano dietro le quinte e che, nonostante tutto, permettono a questa nostra grande macchina burocratica di funzionare (con i suoi difetti per carità). Oltre agli orpelli, ai rituali e al valzer della politica, ci sono donne e uomini che lavorano sodo per dare senso all’insensatezza e trasformare slogan in fatti. Io, attraverso gli occhi azzurri di Mattarella, vedo coloro che scrivono leggi, decreti e provvedimenti, che organizzano le discussioni alle camere, si prendono cura degli eventi istituzionali, delle sale stampa, del conto delle votazioni, dei monitor dai quali vengono proiettati i risultati degli spogli, delle “votazioni drive-in” per i grandi elettori affetti da Covid e tutto il resto. Andando oltre, seguendo sempre lo sguardo del Presidente, vedo gli ospedali, l’esercito italiano, le forze dell’ordine, le carceri, i tribunali e le amministrazioni locali, vedo un’organizzazione estremamente complessa che conta decine di migliaia di persone oneste che tutti i giorni si alza la mattina non sottraendosi ai doveri e porta avanti il proprio lavoro con l’impegno di interpretare le nostre attese e le nostre speranze.

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