L’augurio di Putin a Biden tra benaltrismo e vittimismo

La breve clip che ritrae il presidente russo Vladimir Putin è rimbalzata su siti web, social network e telegiornali di tutto il mondo scatenando un mix di emozioni. L’augurio di ‘buona salute’ rivolto al suo omologo americano Joe Biden ha destato ilarità, terrore, irritazione e rabbia. Io, guardando il video, ci ho visto l’ennesimo tentativo estremamente riuscito di deresponsabilizzazione del presidente russo in salsa di benaltrismo con un pizzico di vittimismo.

L’editoriale di questa settimana ho deciso di dedicarlo al video nel quale vengono pronunciate queste quattro famose parole: “Ti auguro buona salute.”

Ho guardato svariate volte la clip riportata da CNN, Repubblica e altre emittenti per cercare di non fermarmi alle sole parole pronunciate. Ancora prima di premere il tasto play sul video, è possibile notare diversi elementi. Siamo in una stanza molto sfarzosa: l’oro, il marmo e la bandiera della Repubblica Federale Russa incorniciano in modo sapientemente asimmetrico il presidente seduto su una poltrona di legno con intarsi dorati. A differenza dei collegamenti dallo Studio Ovale o ai collegamenti dall’interno di Palazzo Chigi, la scenografia del video-messaggio è meno elaborata e ha una parvenza più occasionale. Sulla scrivania vi sono fogli e penne in un apparente ordine sparso. Presi insieme, questi elementi, potrebbero suggerire come il video messaggio sia stato realizzato senza troppa preparazione, quasi in una pausa dal consueto lavoro routinario del leader russo. Ancora prima di iniziare la visione è evidente che c’è tutta l’intenzione di far percepire l’informalità dell’occasione sottintendendo che la risposta che seguirà sarà di natura personale più che istituzionale, quello a parlare è Putin in quanto uomo e lo fa senza scrivere discorsi articolati ma raccontando la prima cosa che gli viene alla mente. Noi sappiamo che non è così ma la strategia funziona ed è coerente con le sue parole.

Lo sguardo è alla telecamera e da subito si instaura un rapporto amichevole con lo spettatore, sorride e inizia raccontando un aneddoto d’infanzia. Da subito è palese come le gravi accuse di Biden vengano ridimensionate.

La frase: “chi lo dice sa di esserlo” suona come una sorta di ‘specchio riflesso’ per riflettere le accuse con una battuta e un sorriso immedesimandosi nel ragazzo che, nel parchetto sotto casa, risponde all’amico con un’aria seria da rimprovero.

In questa prima porzione dell’intervento, il presidente lascia le mani sotto il tavolo rimarcando la sua posizione dominante in una forma di apparente modestia. Si mostra rilassato, come se stesse spiegando un concetto ad un amico, invitandolo a non sottovalutare i suoi consigli. La mano riemerge da sotto il tavolo con l’indice puntato, prima verso il soffitto come per richiamare l’attenzione, poi verso la propria sinistra come per evidenziare il concetto precedente, il tutto senza scomporsi.

“Come ha detto Biden, ci conosciamo personalmente.”

Subito dopo questa frase, il presidente russo si lascia andare ad una breve scrollata di spalle che ripete anche nelle pause successive. Sembra che il presidente russo sia adesso più scomodo come se provasse un fastidio a doversi giustificare proprio con Biden con il quale evidentemente non sembra avere lo stesso rapporto idilliaco che aveva con il precedente POTUS.

“Cosa gli risponderei? Gli direi: ti auguro buona salute.” Queste parole rivolte direttamente al presidente americano affiorano dalla bocca di Putin come il sospiro stanco di un padre che non sa più come ammonire un figlio che continua a non seguire i consigli. Il suo sorriso disegna un leggero atteggiamento canzonatorio che poi infatti rettifica: “lo dico davvero, non scherzo.”

Putin rimanda al mittente gli attacchi subiti con estrema maestria e apparente leggerezza, come se quasi non importasse. La capacità di Putin di spostare l’attenzione dal fatto di essere definito un omicida, è la sua ennesima dimostrazione di cosciente e sapiente benaltrismo e vittimismo.

In una conferenza stampa del 2018, a chi, forse un tantino di ingenuità, gli chiedeva se l’obiettivo del presidente russo fosse quello di dominare il mondo, lui rispose che il suo ruolo non può realisticamente essere quello della superpotenza egemone a livello globale perché, rispetto al blocco Nato, la Russia è in inferiorità economica e numerica da ogni punto di vista. Secondo il suo ragionamento, lui e la Russia sono, agli occhi dei detrattori, pericoli esterni ideali proprio per ricompattare l’occidente sotto una guida a stelle e strisce.

In occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, un giornalista della BBC arriva a chiedere direttamente a Putin qual è la sua opinione sugli omosessuali alla luce dei molteplici casi di discriminazione nell’ex Unione Sovietica. Il presidente non risponde direttamente alla domanda e appena possibile riesce a spostare l’attenzione sulle istituzioni che discriminano gli omosessuali più della Russia, per riassumere la risposta è stata: ‘e allora il Vaticano?’

Questi sono solo due esempi di come il leader russo riesca ad evadere con successo le questioni spinose non smentendo nulla direttamente. Non è facile mettere Putin di fronte alle sue responsabilità e costringerlo a dare qualche tipo di spiegazione perché giocherà sempre al rilancio e al contrattacco.

La tecnica di Putin è così vincente da aver ammaliato e convinto l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump il quale, in un’intervista del 2017, alla domanda: “Putin è un killer?” risponde: “Ci sono molti killer, pensi che il nostro paese sia così innocente?”

Il vittimismo e il benaltrismo sono tendenze che in Italia conosciamo piuttosto bene ma dalle quali dobbiamo ben guardarci. Questa deresponsabilizzazione continua e sistematica si traduce in un futile carosello di dichiarazioni che non può che concludersi in un nulla di fatto a vantaggio di chi ha convenienza a mantenere il mondo invariato. La ricerca della verità per quanto estenuante e, a volte, fuorviante, è indispensabile per poter sviluppare un approccio critico ed identificare occasioni di progresso culturale e percorrerle.

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