Benvenuti al Sud: ma siamo ancora in Italia?

Per qualche giorno ho avuto modo di perdermi tra colline lucane e, immersa tra campi di grano e ulivi, mi è sembrato di ritrovare una realtà che pensavo non esistesse più. Questa realtà mi ha ricordato le liriche di Leopardi e le ideologie sottostanti il suo pensiero concernente il Pessimismo Storico: “gli antichi, immersi nella Natura non contaminata dalla scienza e strumenti tecnologici, sono riusciti a trovare la loro felicità e serenità. Tuttavia, dopo che la Ragione insieme al Progresso ha preso sopravvento sulla natura, osservandola e studiandola, questa felicità si è persa ed è stata sostituita da turbamento e malesseri esistenziali, che tutt’ora pullulano nel mondo.”

Le colline lucane, Matera e molte località del Sud sembrano un piccolo gioiellino posto in una campana di vetro e lasciato intatto per millenni. Purtroppo, questa barriera esiste davvero nella realtà e prende il nome di Noncuranza, Dimenticanza e Diversità. La Diversità ora menzionata non ha accezione positiva: il Mezzogiorno è una realtà ancora molto diversa dal Nord, che vive in una condizione di arretratezza che non permette a chi ci risiede di disporre delle stesse risorse e opportunità. I mezzi pubblici sono poco sviluppati, come le infrastrutture in generale. Questo per non parlare della burocrazia, delle istituzioni pubbliche come le scuole e della Mafia che è dietro l’angolo di ogni strada e dentro il negozio di chi si rifiuta, nel 2021, di pagare il pizzo: la somma necessaria per non subire violenze da parte della Malavita. Possiamo dire che il Mezzogiorno sia una delle aree più sottosviluppate all’interno dell’Europa.

Con l’avvento della pandemia la situazione non ha fatto altro che peggiorare e creare un maggior divario tra il Meridione e il Settentrione. L’Istat ha rilevato che nel 2020 il Pil in volume è aumentato dell’1,4% nel Nord-est, dello 0,7% nel Nord-ovest e Centro. Per finire, alla fine della piramide, il Mezzogiorno con lo 0,3%. Dalle statistiche è emerso che il Pil pro capite ha visto in cima alla graduatoria l’area del Nord-ovest con un valore in termini nominali di oltre 36.000 euro, quasi il doppio di quello del Mezzogiorno, pari a circa 19.000 euro annui.

Molti studenti non hanno avuto modo di beneficiare della DAD a causa del deficit degli strumenti tecnologici necessari e degli aiuti sovvenzionati dallo Stato. Il sistema sanitario ha avuto grossa difficoltà a innovarsi e velocizzarsi per curare tutti i malati di Covid-19. Queste sono solo alcune delle circostanze che portano alla creazione della Diversità che impedisce a un congiungimento tra il Nord e il Sud, entrambi italiani ma solo sulla carta.

La seconda forza che crea questa dolorosa barriera invisibile si chiama Noncuranza, che va a braccetto con la terza ossia la Dimenticanza. La maggior parte delle risorse vengono utilizzate per investire in località e progetti che mostrano già un alto potenziale di rendimento. Succede così che quei territori su cui non si punta ad investire perché poveri, non fanno altro che rimanere sempre più indietro fino a cadere nell’oblio sotto gli occhi di tutti.

Solo nel 2021 sembra vedersi una luce fuori dal tunnel: la crescita del Mezzogiorno è oggi uno degli aspetti prioritari del Pnrr italiano. Il Premier Mario Draghi, circa il Piano del Recovery Fund, ha affermato alla camera come questo “spiega in modo chiaro come verranno inserite le risorse per il Sud: il 40% delle risorse a fronte del 34% della popolazione, ripartite con il criterio del territorio. Sono 82 miliardi, una cifra molto più alta della quota di Pil”.

Per quanto le risorse che arriveranno al Sud tramite il Recovery Fund siano ingenti, è necessario che ci sia un processo di rivalutazione del Sud nella mentalità generale e opinione pubblica del nostro paese. Il Mezzogiorno non possiede solo bellissime spiagge e terre incontaminate, ma è caratterizzato da tantissime risorse che aspettano solo di essere sfruttate nel modo più efficiente possibile. Agli Imprenditori vorrei dire: investite! Ai giovani vorrei dire: non scappate! Credete nei territori in cui siete nati e cresciuti. Se l’ambiente vi sembra ostile, lavorate a livello microeconomico per renderlo più confortevole per imbastire una propria attività. Un giorno tutti gli sforzi fatti a livello micro, saranno compensati da un risultato che porterà grossi miglioramenti a livello macro.

Spero un giorno di ritrovarmi di nuovo in Basilicata e sentirmi in Italia, un paese che non subisce discriminazioni territoriali e diversa ridistribuzione delle risorse. Spero ancora nella creazione di un paese unico, caratterizzato da molteplicità di ecosistemi e risorse che sono valorizzate al massimo in base alle proprie peculiarità. Ricorderò così le liriche di Leopardi e potrò osservare le colline lucane e gli altri territori del Sud più da vicino, senza la forte barriera che per tanto ci ha tenuti lontano.

https://eumondo.altervista.org/classifica-pil-regioni-italiane-2020/

https://tg24.sky.it/economia/2021/04/29/recovery-plan-sud-italia

Autore

1 thought on “Benvenuti al Sud: ma siamo ancora in Italia?

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Categories