Esiste ancora il confine tra pubblico e privato?

Che dimensione ha la nostra intimità? Una riflessione interessante nata dal gender reveal cheha fatto scatenare Instagram.

Un gender reveal  molto discusso è stato quello organizzato dall’influencer Chiara Nasti, 24enne incinta del primogenito da pochi mesi. Questa infatti ha deciso di scoprire il sesso del nascituro all’interno dello stadio olimpico di Roma insieme al compagno e alla famiglia. Tale scelta ha destato molto scalpore tra i suoi 2 milioni di follower e in generale tra il mondo social, diviso in chi rivendicava la libertà dell’influencer di festeggiare come più desiderava e chi invece ha visto nel gesto un’ostentazione del lusso. Dopo più di 200.000 like e altrettante critiche, Immediata è stata la risposta dell’influencer nei confronti di questo ultimo gruppo di persone: “disprezzate perché non potete avere lo stesso”.

Story di Chiara Nasti

Al di là del pensiero di ognuno è innegabile che un’emozione così forte e una scoperta così importante è stata vissuta in un contesto particolare e inusuale. E’ evidente che non tutti possono permettersi di affittare uno stadio per festeggiare il proprio bambino, tuttavia da questo evento e queste critiche può nascere una riflessione ben più profonda. Ad esempio:” Sia che sia fatto in uno stadio, sia nel proprio salotto, perché è diventato necessario condividere sui social una scoperta così importante?”.

Probabilmente se chiediamo ai nati negli ultimi anni del 900 come hanno scoperto il sesso dei propri figli diranno che hanno aspettato la nascita per saperlo, assicurandosi di essere i primi a saperlo in un momento intimo. Come mai ora non basta più dirlo solo ai famigliari e agli amici? Come siamo arrivati a dover condividere ogni nostra parte più intima? Perché è così fondamentale mostrare agli altri cosa si possiede, quanto si possiede e in che modo?

E’ quasi umoristico pensare a cosa direbbero i geni del passato vedendo come ci entusiasmiamo davanti a una Lamborghini, a una borsa Prada, quando loro gioivano per la scoperta della luce. Sembra che la nostra voglia di scoprire, di scoprirci, di migliorarci si sia spenta con il tempo e con essa anche l’evoluzione delle nostre vite. Siamo fermi a pensare a come arricchirci, a come arrivare primi, a come ottenere successo fin quando non perdiamo una persona cara e allora lì capiamo che possiamo avere qualsiasi ricchezza, qualsiasi privilegio ma di fronte alla perdita di noi stessi tutte queste cose sono effimere. E’ più importante fare il reel su Instagram del gender reveal del nostro bambino piuttosto che racchiudere dentro a noi stessi un momento che non ci ridarà mai nessuno mettendo a posto il telefono per quel momento.

Abbiamo perso la l’essenza delle cose, abbiamo perso le emozioni vere e pure, forti da far venire la pelle d’oca. I social ci hanno dato tanto ma ci hanno tolto parti di noi difficili da recuperare senza impegno e consapevolezza.

La scelta di Chiara Nasti può essere discutibile e ammirata da molti di vista ma sicuramente dimostra a pieno il modo che abbiamo adottato nella società contemporanea per vivere momenti intimi della nostra vita.

Questa non vuole essere né una accusa, né una dichiarazione pessimistica alla Giacomo Leopardi, vuole solo essere uno spunto da cui partire per riflettere su ciò che ci circonda, senza dare per scontato nulla. Personalmente credo che la libertà con cui vivere delle emozioni rimane sempre e questo è indiscutibile, ma il modo in cui noi  utilizziamo la nostra libertà può invece essere a lungo discusso e anzi, proprio per non dare nulla per scontato e per non “reagire” passivamente alla miriade di informazioni che ogni giorno riceviamo, è necessario fermarsi a riflettere per dare vita ai pensieri a cui spesso non diamo voce.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/20/chiara-nasti-affitta-lolimpico-per-il-suo-gender-reveal-party-e-scoppia-la-polemica-lei-replia-disprezzate-perche-non-potete-avere-lo-stesso/6598785/

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