Basta polemiche, lasciatemi godere gli Euro 2020

È stato un anno – abbondante – difficile. Abbiamo sofferto tutti, chi più, chi meno. Abbiamo perso alcuni dei nostri cari, il nostro lavoro, la nostra libertà. Ed ecco che ora cominciano gli Europei di calcio, manifestazione rimandata proprio causa Covid. Mi preparo a guardare la prima partita, non sto nella pelle, ed ecco che mi arriva una voce all’orecchio. Come un sibilo si fa strada fra il vociare gioviale degli spettatori: “Veniamo da un anno terribile e adesso devo stare qua a tifare per dei ragazzini che, mentre io piangevo in lockdown, continuavano ad incassare palate di soldi nelle loro ville.” Dopo questa frase parte l’inno nazionale, l’ho cantato a squarciagola come sempre ma quella frase mi ha fatto riflettere.

È ufficialmente cominciato UEFA Euro 2020, con un po’ di ritardo ma è finalmente cominciato. Un torneo itinerante che porterà noi spettatori in giro per l’Europa ad assistere alle sfide delle nazionali di calcio. Gli occhi puntati sul rettangolo verde e sugli spalti dove un po’ di pubblico (gli stadi sono aperti ma con distanziamenti e posti limitati) rumoreggia all’occasione sbagliata e festeggia al goal realizzato. Una ventata di normalità o quasi normalità.

Metto subito le cose in chiaro: io sono un tifoso anche di squadre di club e a me guardare le partite della nazionale piace. Essendo romanista poi devo dire che sono abituato anche a soffrire. Chi non segue il calcio settimana dopo settimana durante l’anno, generalmente si lascia travolgere dall’entusiasmo delle manifestazioni internazionali alle quali partecipa la nazionale italiana. Tutti davanti alla tv, o quasi, c’è chi, come mia madre, evita i momenti più tesi per poi festeggiare o lamentarsi a giochi fatti: “ecco, sempre così, ne facciamo uno (goal) e poi ci addormentiamo, troppa sofferenza, non ce la faccio.”

La nazionale ha sempre saputo donare forti emozioni con film di novanta minuti (o più di 120 in alcune occasioni) ricchi di colpi di scena. Su ogni partita dell’Italia si potrebbe scrivere una sceneggiatura con una trama più avvincente del 90% delle serie Netflix. La finale Italia-Francia del 2006 con la testata di Zidane, la finale Italia-Brasile dei mondiali del ’94 con Baggio che spara alto il rigore decisivo, la tragedia dell’esclusione dal mondiale del 2018 in quel Italia-Svezia da dimenticare, Italia-Corea del Sud del 2002 con l’arbitraggio più incredibile della storia. Tanti film, tanti ricordi, tanta sofferenza ma anche tanta gioia. Una gioia che quando esplode coinvolge tutti, anche i più scettici, anche le persone che, guardando una partita di calcio, vedono solo ventidue ragazzi in calzoncini che tirano calci ad un pallone. Improvvisamente quei ragazzi che durante l’anno sono ritenuti ingiustamente strapagati si trasformano in eroi nazionali.

Ecco che l’abbiamo citata, la madre di tutte le polemiche quando si parla di calcio: gli stipendi dei calciatori. “Sono pagati troppo.” “Dovrebbero ridursi lo stipendio.” “È un insulto per chi lavora dieci ore al giorno e non viene pagato nulla.” “Non c’è giustizia, è un mondo malato.” “Io ho studiato 30 anni e non guadagno un millesimo del loro stipendio, loro a malapena sanno scrivere il loro nome.”

Quante volte abbiamo sentito queste affermazioni? Tante. Sono giuste? Sicuramente non voglio essere io a difendere i calciatori, hanno abbastanza soldi per ingaggiare i migliori avvocati, però queste domande me le sono fatte anch’io e, alla fine, tutta questa ingiustizia sugli stipendi non la vedo. Se facessimo un parallelo con un altro sport, il confronto sarebbe impressionante ma bisogna anche tarare l’interesse collettivo per ciascuno sport. Il paragone che mi piace fare è col mondo del cinema. Io vado a vedere un film al cinema anche perché c’è un attore famoso nel ruolo del protagonista. L’attore protagonista fa aumentare gli incassi di un film, è indubbio ed è anche per questo che viene pagato molto di più rispetto alla media degli attori. Il suo ruolo è centrale nella riuscita commerciale del film e le persone che vanno a vedere il film permettono ai produttori di pagare gli stipendi di tutti gli altri attori nonché dei tecnici che hanno lavorato duramente per la sua riuscita. Se questo scenario ci sembra normale, perché per il calcio non dovrebbe essere lo stesso? L’attore protagonista, ossia il calciatore di punta, porta spettatori negli stadi, fa aumentare i diritti tv, permette di vendere tanto merchandising e attira sponsor.

Cristiano Ronaldo percepisce uno stipendio di più o meno 30 milioni di Euro l’anno. Una quantità infinita ma oggi il brand Juve vale 676 milioni di Euro, nel 2017 prima di ingaggiare il calciatore valeva 440 milioni (Brand Finance report). Ovviamente ci sono tanti aspetti da tenere in considerazione ma senza dubbio aver ingaggiato un attore protagonista di un certo calibro ha consegnato alla serie tv Juve, in onda ogni domenica in campionato e i mercoledì in Champions League un audience di tutto rispetto.

E gli attori di punta, quanto guadagnano? Prendiamo Forbes Italia che ha stilato la classifica degli attori più pagati prendendo in considerazione gli incassi al lordo delle imposte nel periodo compreso tra il 1° giugno 2019 e il 1° giugno 2020. Sul gradino più alto del podio c’è Dwayne Johnson con 87,6 milioni di dollari, si tratta di The Rock, ex wrestler protagonista di film d’azione campioni d’incassi. Gli attori principali della serie “The Big Bang Theory,” seguitissima anche in Italia, per l’ultima stagione sono riusciti a strappare un contratto da 900,000$ a puntata.

Sì, qualcuno mi può parlare di benaltrismo. Non voglio fermare il mio discorsa a: “…e allora gli attori?”

Quello che intendo dire è che i cache degli attori e gli stipendi dei calciatori sono, dal mio punto di vista, corretti purché non ci sia un eccesso di speculazione e stiamo parlando di mercati regolamentati, sicuramente più sotto controllo di altri… Vi sono club calcistici che hanno un debito esorbitante e continuano a pagare stipendi allucinanti ai calciatori pur sapendo di non poterselo permettere in virtù dell’essere “too big to fail” come tante aziende che conosciamo, d’altra parte altri club stanno rendendo più ricchi i loro proprietari nonostante gli stipendi fuori misura accordati ai calciatori. È tutto show business e se ci fermiamo al calciatore e al suo stipendio non vediamo tutta la macchina che vi è dietro, si tratta di una vera e propria industria dell’intrattenimento i cui ricavi maggiori arrivano dai diritti televisivi e dunque dagli abbonamenti a Sky o Dazn e dalle entrate pubblicitarie. Non molto diverso è ciò che avviene nell’industria cinematografica.

Tutte le forme d’arte e di sport quando entrano in contatto con il vile denaro creano una destabilizzazione. È normale. Tutti vorremmo vedere artisti che creano per il piacere di creare e sportivi che competono solo per l’ardore del competere. Il capitalismo è anche questo, è dare un prezzo ai beni, alle prestazioni e all’apparenza.

Per quanto mi riguarda: finché non aumenteranno la mia bolletta della luce o le accise sulla benzina per pagare calciatori, non ho nulla da dire. Sicuramente non sono io a pagare CR7 e, anche in funzione del mio costo opportunità, i miei compensi non sono inversamente proporzionali ai suoi. Se la Juventus decidesse di ridurgli lo stipendio non sarebbe per darlo a me insomma. L’unico modo per giustificare una riduzione del monte ingaggi dei calciatori sarebbe un dilagante disinteresse nei confronti della disciplina sportiva calcistica ossia boicottarla.

Ma – scusate – non è questo un sistema meritocratico di qualche tipo? È meritocratico capitalisticamente parlando ovviamente. Se a me piace un genere musicale, compro il disco di quello che ritengo il mio cantante preferito di quel genere musicale, giusto? Se a tutti piace lo stesso genere musicale e lo stesso cantante, tutti comprano il suo disco e il cantante riceve i soldi di tutti, giusto? Gli altri generi musicali meno ascoltati e i relativi cantanti ne riceveranno meno, di soldi. No? Non è naturale? Se vi dicessi che lo stesso vale per lo sport?

Ci sono sport che rimangono di nicchia, come alcuni generi musicali. Non si estinguono perché hanno degli appassionati che li praticano ma non trovano il favore del grande pubblico. Dove sta l’ingiustizia?

Altro discorso. Prendiamo il proprietario del PSG che ha appena offerto al portiere del Milan Donnarumma un contratto da 12 milioni di euro. Nasser Al-Khelaïfi rappresenta il fondo d’investimento del Qatar. Parliamo di un fondo da 60 miliardi. Se questo fondo liberamente stabilisce che pagare il portiere della nostra nazionale italiana 12 milioni all’anno sia un buon investimento, chi siamo noi per dire che è troppo? Se io che guadagno molto poco decido di togliermi lo sfizio di comprare una Lamborghini a 320,000 Euro, chi siete voi per giudicarmi? Saranno anche affari miei? A meno che non abbia rubato ovviamente.

A te che che hai passato un brutto anno e che ti senti un cretino a tifare per i calciatori milionari, vorrei ribadire che il motivo per il quale tu hai sofferto non ha nulla a che fare con gli stipendi dei calciatori e soprattutto stare in un bar e sparare sentenze sui calciatori prima dell’inno nazionale non ti restituirà l’anno di sofferenza che hai passato. Ne sono certo. Adesso lasciatemi godere questi Euro 2020.

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