Azzurri… ma perché?

In vista della finale dell’Europeo di calcio e dell’inizio dei Giochi Olimpici mi sono fermata a riflettere sul valore del nostro tifo ma, soprattutto, sulla nostra maglia… perché è azzurra?

Per me e per quelli come me “malati” – come direbbe mia mamma – di calcio, il periodo estivo è quel momento di pausa obbligata in cui, dopo una stagione intera con appuntamenti di cadenza quasi settimanale e dopo le varie finali e feste in piazza, ci sentiamo persi e non sappiamo veramente di cosa parlare o come sfruttare al meglio il weekend.

Ci vengono in soccorso, per ovviare a questa nostra mancanza, delle gare forse ancora più belle e di cui in questi giorni abbiamo avuto un primo assaggio: le competizioni internazionali.
Se il 2020, causa pandemia, ci ha regalato un lungo campionato con pausa primaverile e non estiva, quest’anno possiamo contare sugli atleti italiani impegnati in questi giorni nell’Europeo di calcio e dal 23 luglio nelle Olimpiadi e Paraolimpiadi.

Quello che stiamo attualmente vivendo – e che non posso non menzionare – è sicuramente la rinascita di un sentimento nazionale che, durante l’anno, non é così sentito. Il bello dell’incontrarsi per tifare tutti insieme la stessa squadra, cantare l’inno di Mameli quando un nostro atleta si trova sul gradino più alto del podio o la gioia di vedere il nostro medagliere olimpico diventare ogni giorno più “pesante”, sono solo degli esempi di come i nostri azzurri e lo sport possano e debbano essere visti in chiave positiva; ovvero considerando gli “estremismi” come parte presente e forse un po’ dannosa, ma che non può sottrarci al bello del puro e semplice tifo e supporto ai nostri atleti.

Personalmente, trovo che la parte più affascinate delle competizioni internazionali siano proprio i tifosi: provenienti da molteplici paesi, è possibile identificarli in un attimo dal colore che indossano. Mi sono quindi chiesta, perché noi italiani, la cui bandiera è bianca rossa e verde, indossiamo l’azzurro?

Storicamente, l’azzurro era uno dei colori simbolo della famiglia reale Savoia la cui origine precede nettamente quella dell’Italia unita come la conosciamo oggi e che per l’arco di tempo che va dal 1861 al 1946 ha governato il Regno d’Italia.
Secondo le ricostruzioni storiche più conosciute, l’azzurro venne utilizzato per la prima volta dai sabaudi sotto Amedeo VI di Savoia nel 1366 su una nave in partenza per le Crociate: egli decise di affiancare al simbolo rosso e bianco della famiglia anche un drappo azzurro in omaggio all’iconografia della Madonna.
Nei secoli successivi l’azzurro divenne sempre più impiegato fino a quando nel 1500 la sciarpa Blu Savoia (azzurro molto intenso) divenne elemento obbligatorio dell’uniforme e che, ancora oggi, viene indossata dagli ufficiali dell’esercito italiano.

L’influenza dei Savoia sulla nazione divenne poi simbolo dei nostri atleti.
I primi ad indossare la maglia azzurra furono i calciatori della nazionale di calcio italiana nella partita Italia – Ungheria all’Arena Civica di Milano il 6 gennaio 1911. La nazionale, nata nel 1910, aveva precedentemente indossato una divisa bianca con polsini e collo tricolore che, con l’adozione dell’azzurro divenne (ed è tutt’ora) seconda maglia. L’influenza della monarchia sulla scelta si può evincere anche dall’emblema stilizzato della croce sabauda cucito sul petto.

L’impiego dell’azzurro nelle divise di altre discipline sportive avvenne solamente dopo qualche anno dal primo utilizzo. Infatti, nei Giochi della V Olimpiade del 1912 il colore predominante delle uniformi rimase il bianco. Con la nascita del CONI nel 1914 le raccomandazioni sulla divisa degli atleti olimpici indicavano l’utilizzo dell’azzurro, ma solamente a partire dai giochi della X Olimpiade (1932) tutti gli atleti italiani indossarono l’azzurro.

Nelle prime bandiere tricolori e nella bandiera del Regno d’Italia, l’azzurro era presente nella bordatura dello stemma dei savoia, venne poi eliminato insieme allo stemma dopo il referendum monarchia-repubblica del 1946. Nonostante l’avvento del regime fascista, il crollo della monarchia e la conseguente nascita della Repubblica, l’azzurro è rimasto predominante nelle divise dei nostri atleti insieme allo scudetto tricolore, che dal 1947 sostituisce la croce sabauda.

Ad oggi esistono delle eccezioni di cui, ahimé, la più nota è anche un altro mio “punto debole” ovvero l’automobilismo; infatti, il rosso corsa è il colore tradizionale identificativo dell’Italia attribuitole dalla FIA e con cui da sempre si identificano i Tifosi. Altre menzioni importanti sono gli atleti italiani degli sport invernali che talvolta indossano uniformi bianche o rosse e le nazionali di ciclismo su strada e su pista che dal 1990 sempre più spesso adottano una divisa bianca.

Personalmente, ritengo – e penso di non essere l’unica – che l’azzurro sia il colore con cui ci identifichiamo e attraverso il quale, una volta indossato, ci sentiamo tutti un po’ più liberi di supportare e seguire liberamente gli sport di cui siamo appassionati, andando oltre gli asti che separano le tifoserie avversare per un intero anno. È il nostro colore, tanto che qualcuno, nel 2006, ha poeticamente tinto d’azzurro il cielo stellato di una notte magica.

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