Riccardo Puglisi: “Bisogna rendersi conto che c’è una dimensione sociale che non può essere sacrificata”

In questa intervista abbiamo avuto modo di discutere riguardo alla situazione Covid-19 ed Economia con Riccardo Puglisi, Professore Associato di Economia presso l’Università degli Studi di Pavia.

Crisi sanitaria, economica e sociale: passato più di un anno dall’inizio della situazione di emergenza causata dalla pandemia Covid-19, ho deciso di intervistare alcuni esperti economici per discutere circa lo stato attuale, conseguenze e tempi di ripresa dell’Italia. In questo articolo presenterò il pensiero di Riccardo Puglisi, Professore Associato di Economia presso l’Università degli Studi di Pavia. Riporterò di seguito le parti più salienti dell’intervista.

Professore, sono lieta di poterla intervistare. Per iniziare vorrei chiederle qual è la sua visione attuale circa la condizione del nostro paese. Pensa che le misure adottate fino ad ora siano valide?

Siamo di fronte a una crisi molto grave e molto diversa dalle precedenti. Attualmente abbiamo ancora l’esigenza di bloccare i contagi per cercare di limitare il numero di decessi e ospedalizzazioni gravi. Bisogna anche tenere presente che le persone possono agire liberamente, quindi è necessario monitorare gli spostamenti e gli assembramenti. Purtroppo, le dure restrizioni hanno un effetto negativo sull’economia ed è giunto il momento in cui bisogna tirare meno la corda. Per quanto la malattia sia grave, il tasso di mortalità per molte fasce d’età è molto basso ed è necessario che le restrizioni messe in atto siano proporzionali alla pericolosità della malattia, tenuto conto il ruolo cruciale giocato dai vaccini.

La carta vincente è per l’appunto rappresentata dai vaccini, che per fortuna sono stati somministrati con velocità crescente nel tempo. Ritengo però che sia stato un errore grave la modalità iniziale di somministrazione: le persone anziane e fragili sono rimaste per troppo tempo scoperte.

I rischi derivanti dal Covid-19 sono ancora alti, ma l’economia deve andare avanti perché la vita va avanti.

Sempre parlando di restrizioni, sono particolarmente contrario al coprifuoco anche se ne capisco la logica. Purtroppo si sta di fatto portando avanti una situazione di emergenza prolungata: così si rischia di minare il funzionamento di una società liberale.

Un aspetto di cui dovremmo preoccuparci è la concorrenza dei paesi esteri: se non vengono chiusi i confini, i cittadini sono liberi di muoversi alimentando il meccanismo della concorrenza. Questo perché è naturale osservare come se la cavano i paesi che hanno già vaccinato la maggior parte della popolazione e che di conseguenza eliminano le restrizioni. Questo fa nascere competizione anche per la scelta delle mete estive in cui soggiornare questa estate. Il settore turistico italiano rischia a causa delle restrizioni di trovarsi in difficoltà anche questa estate.

Il lato positivo è rappresentato dal fatto che la scienza ora possiede tecnologie che, se sfruttate in modo ottimale, permetterebbero di tornare alla situazione precedente: per questo mantenere una situazione di blocco, appare ancora più gravoso in termini di confronti con altri paesi. Sotto questo profilo ci salverà la globalizzazione.

Lei è un Professore Associato presso l’Università degli Studi di Pavia. Dato che è dentro l’ambiente universitario, vorrei chiederle se secondo lei l’Università e più in generale il settore scolastico, ha avuto la giusta considerazione da parte delle altre Istituzioni.

Alla base c’è un problema e necessità di amministrare il meglio possibile la società in cui viviamo, per cui la priorità è stata data alle scuole, in particolare a quelle elementari.

C’è molta voglia da parte dei docenti di tornare ad insegnare come si deve. Questo presuppone l’interazione con gli studenti in un ambiente in cui ci si può conoscere, parlare e confrontare. È fondamentale un graduale ritorno in aula. Per quanto riguarda l’ambiente scolastico visto da una prospettiva più ampia, bisogna capire che c’è una dimensione sociale che non si può sacrificare.

Secondo una sua analisi economica, quando il paese si riprenderà?

Non mi stupirei se il PIL salisse del 5% nel 2021. A mio parere ci si riprenderà verso la fine del 2021 e inizio 2022 se la somministrazione dei vaccini procederà in modo ottimale. Economicamente parlando, l’Italia parte da una situazione più difficile a causa dell’ingente debito pubblico e bassa crescita economica.             L’andamento della produttività è stato stagnante per 25 anni. Il miglior utilizzo delle risorse future dovute al Recovery Fund può dare una spinta fondamentale all’economia italiana: così potremmo uscire da questa lunga fase di recessione. Il Governo deve focalizzarsi su quelle che sono le finalità ultime, e in particolare un tasso più alto di crescita della produttività.

Quali sono i settori che sono in maggiore difficoltà?

Turismo e ristorazione per ovvie ragioni. D’altra parte però lo sono anche il settore scolastico e universitario, per quanto riguarda l’accumulazione di capitale umano. Io contemplo la ripresa anche secondo un meccanismo di “risarcimento morale e monetario” di tutti quei soggetti, tra cui gli studenti, il cui potenziale è stato fortemente penalizzato dalla pandemia.

Professore, in alcune comunicazioni da lei rilasciate, ha affermato che sarebbe favorevole ad una diminuzione dello stipendio di dipendenti pubblici facenti capo all’apparato statale in modo da riservarne una parte ai liberi professionisti e lavoratori privati che ora sono in una situazione di crisi. Potrebbe spiegarmi meglio la sua idea circa questa “ridistribuzione dello stipendio”?

Io sono un dipendente statale e sono favorevole all’idea di una piccola riduzione temporanea dello stipendio degli impiegati statali, naturalmente escludendo il settore per definizione più impiegato sul fronte della pandemia, cioè quello sanitario. Qualora si volesse davvero implementare questa idea, sarebbe fondamentale lavorare sui dettagli che la renderebbero più sensata e accettabile dall’opinione pubblica. Io penso ad un importo non immenso e che soprattutto sia decurtato a livello progressivo. Quando prendo in considerazione gli stipendi statali, non parlo dello stipendio medio di un dipendente pubblico. A livello dirigenziale ci sono stipendi molto consistenti, soprattutto se c’è una dirigenza eccessiva rispetto agli impiegati.

La pandemia ha portato a profonde riflessioni riguardo alla ridistribuzione delle risorse, soprattutto quelle che dovrebbero essere destinate ai giovani, che sono i rappresentanti del nostro futuro. Quando noi giovani sentiamo parlare di pensioni, temiamo che a causa di riforme attuate in precedenza e ricche pensioni date in passato, a noi possa rimanere poco. Per questo le chiedo: cosa pensa del sistema pensionistico? È necessaria una sua ulteriore revisione? Pensa che noi giovani abbiamo giusti motivi per temere che le nostre pensioni di questo passo saranno pressoché inesistenti?

Sulla questione della sensazione di essere trascurati dalla politica, penso che abbiate ragione. C’è un meccanismo per cui i giovani non sono al centro dell’attenzione. Sono pro all’utilizzo Recovery Fund per occupazione femminile e giovanile. Dall’altra parte non penso ci siano rischi pensionistici, perché ci sono riforme finalizzate a rendere più sostenibile nel medio e lungo termine, attraverso la sequenza delle riforme Amato, Dini, Maroni, Fornero. Attraverso varie riforme sono stati posti in essere meccanismi grazie ai quali si è allungata l’età pensionabile e reso più sostenibile il sistema nel suo complesso. Non sono un fan dei prepensionamenti di “Quota 100”. La mia idea resta ferma sul fatto che con una certa gradualità bisogna tornare indietro al sistema precedente. Reputo infondato il timore riguardo al sistema pensionistico che potrebbe crollare, anche se sicuramente le risorse saranno di meno. È necessario limitare eccessi di prepensionamento. Il sistema fiscale deve incentivare l’acquisto da parte di privati di fondi pensioni con l’idea di creare un capitale pensionistico parallelo. Credo fortemente in pensioni sostenibili pubbliche, metodo di calcolo contributivo e fondi pensionistici.

Abbiamo tutte le potenzialità necessarie per conseguire dei miglioramenti e innovazioni all’interno del nostro paese: ora non ci resta che concretizzarle.

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