Lettera di un millennial codardo alla GenZ

Inginocchiarsi o no, #IoStoConOrban, DDL Zan…
Forse è proprio vero che la storia è ciclica, anche se non li ho vissuti gli anni ’60 è come se li sentissi nell’aria, qualcosa sta cambiando e si sente. Sì, forse la musica era un’altra cosa, ma le battaglie culturali tra generazioni sono tornate ad essere un tema centrale e dibattuto.

Io sono un millennial e noi millennial siamo una generazione che si lascia un po’ travolgere dagli eventi. Ho iniziato l’università l’anno dopo il crollo di Lehman Brothers e ricordo che tutte le lezioni vertevano sul fatto incontrovertibile che eravamo in un vicolo cieco. Ricordo e lo vedo nitidamente di fronte a me il grafico della curva del debito italiano e il famoso punto di non ritorno: il default rappresentato su assi cartesiani. Abbiamo un po’ reagito? Sì, movimenti come Occupy Wall Street sono esistiti per un periodo ma, alla fine, è rimasto tutto ovattato e presto dimenticato, sepolto dietro un velo di tristezza cosmica faticosamente celata. Noi millennial – confessiamolo – viviamo la realtà senza nessuna pretesa di poterla cambiare e con un po’ di vittimismo. Noi siamo quelli che parlando delle “marachelle” russe ci diamo una pacca sulla spalla e ci diciamo “sì, però la Russia è un importante partner commerciale, lasciamola divertire purché ci gonfi l’export, non possiamo permetterci di contrariarla.” Lo stesso discorso per Cina, Turchia, Arabia Saudita e molti altri paesi dei quali non condividiamo proprio tutto però a farlo notare non si è che degli ipocriti, no? Meglio tacere che essere ipocriti.

Tutto sommato penso che non ci sia nulla di male in tutto questo, che effettivamente è realistico pensare che non sarà certo il mio voto, il mio ginocchio, la mia maglietta, il mio post su Facebook, il mio video su TikTok a cambiare la storia. È razionale. Ecco, magari riesci ad ottenere il tuo quarto d’ora di celebrità o meglio, 6 minuti. Ricordate “La bambina che zittì il Mondo per 6 minuti?” andatela a cercare, era il 1992. Grandi applausi, grandi elogi ma poi la risposta è sempre stata una sola: il mondo è complicato e non si cambia con le buone intenzioni. Il discorso lucido e pienamente condiviso da molti viene ridotto ad un sogno fiabesco da parte di una bambina che non può conoscere il mondo.

E così sono diventato cinico. Penso:

“È normale.”

“C’est la vie”

“Non sono cazzi miei”

“Lui è più grande di me, se lo dice lui sarà vero”

È come se gli scontri generazionali, legittimi e necessari per far evolvere le società, ad un certo punto avessero perso uno dei due contendenti. Ammettiamolo, non tutti, ma la maggioranza di noi ha lasciato perdere e si è adeguata a tante cose, perfino agli insulti:

“fannulloni”

“mammoni”

“picky nello scegliere un lavoro”

“sempre incollati ai videogiochi”

Ora qualcosa è cambiato. Questa subalternità che vedo nella mia generazione condita da rassegnazione e cinismo, sembra esser in parte scomparsa. Coordinando questa piccola testata giornalistica ho il privilegio di parlare quotidianamente con questa nuova, entusiasta ed esuberante generazione che vedo profondamente diversa. La Generazione Z e dunque i ventenni di oggi, non sono come ero io e i miei coetanei alla loro età.

I ventenni di oggi dicono quello che pensano anche di fronte a figure indubbiamente autorevoli. Dicono quello che pensano e lo fanno senza filtri. Dicono quello che pensano, lo fanno senza filtri e poi agiscono coerentemente con quello che dicono.

Pensano che uccidere gli animali per mangiarli sia una barbarie: lo dicono senza filtri a chiunque si ritrovino davanti e sono vegani.

Pensano che la comunità Lgbtq debba essere tutelata: lo dicono senza filtri, partecipano alle manifestazioni, creano movimenti culturali, si scagliano contro i politici. Non lo fanno come Troll (atteggiamento tipico delle generazioni più “vecchie”) e dunque in anonimato sui social, ci mettono la faccia.

Pensano che l’inquinamento e il global warming stiano distruggendo il nostro pianeta: lo dicono senza filtri anche alle persone più potenti del mondo e poi scioperano, mettono una pressione reale sui legislatori, si privano di prodotti che amano perché non rispettano gli standard di tutela ambientale che vorrebbero.

Ed ecco che le vecchie generazioni, per tutelarsi, cercano di ridimensionare queste battaglie. Cercano di ridurle a turbe adolescenziali, a manipolazioni, a suggestioni collettive, ad un’assenza di valori, ad un’eccessiva comodità…

Ragazzi, mi rivolgo direttamente a voi: non ascoltatele. Vi vogliono vedere perdere. Vi vogliono vedere perdere anche a discapito dei propri figli e nipoti perché non sono capaci di ammettere di aver sbagliato. È normale diventare conservatori crescendo, noi millennial siamo cresciuti troppo in fretta – da questo punto di vista – voi siate ambiziosi e cercate di guardare oltre i problemi.

Continuate così ragazzi e plasmerete il domani. Non fatevi condizionare dagli ormai consumati cinici e “realisti.” Il mondo è vostro e io non posso che ammirare la vostra impertinenza, il vostro coraggio e coerenza. Un po’, lo ammetto, vi invidio.

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