Oggi la storia, definita come racconto critico e sistematico delle vicende degne di memoria del passato, o come materia scolastica, ci dovrebbe insegnare, grazie a strumenti di conoscenza come testi e manoscritti, a non commettere più gli errori del passato o quantomeno a migliorarne il margine. Poco tempo fa ho avuto la possibilità di interfacciarmi costruttivamente con un giudice e un magistrato del tribunale di sorveglianza di Milano in un seminario dal titolo “I Giusti tra le nazioni”. Si trattava di individuare i Giusti secondo un parere personale, spiegarne il motivo e i criteri che hanno spinto a definirli tali per poi discuterne costruttivamente. Su chi siano le nazioni è indubbio, mentre su chi siano i Giusti non ho le idee così chiare. È doveroso senz’altro ammettere che ci sia una distinzione tra il bene e il male, contenuto ed emanato da una legge che assicura la tutela di uno e la condanna dell’altro. Ma siamo consapevoli che sia così ovunque su tutto il territorio italiano?
Vi chiederete il motivo di un tale incontro e mi sembra doveroso darvene una spiegazione: sto scontando una pena in un istituto carcerario. Ritengo che sia una fortuna, per me, oggi, scrivere al “pubblico” poiché sento, per la prima volta, di realizzare un piccolo passo verso quell’idea che ho maturato dopo anni di intensa e costruttiva detenzione per cui la mia persona, in questo periodo di vita, non è definita solo da un nome, un cognome e qualche altro dato superficiale, ma da un ruolo nei confronti della società che è quello di restituire una persona migliore per la sua tutela e il suo benessere.
Uno dei Giusti che sono stati commentati durante il seminario è stato Oskar Schindler così non ho potuto che fare una connessione all’articolo redatto sull’Imprenditoriale dal titolo “Oskar Schindler, un eroe moderno”. Ciò mi ha spinto ad una riflessione che da tempo trova fertilità nella mia mente: e se fossimo noi “I Giusti tra le nazioni”? Noi generazione z, così come veniamo definiti, che ci ritroviamo tra un passato ormai incorniciato ed un futuro un po’ troppo sbiadito? Se dovessimo essere noi a gestire la situazione? Come faremmo? Cosa cambieremmo? In che modo potremmo aiutare chi governa adesso il nostro paese, la nostra economia, la nostra salute? Riusciremmo ad aiutare in primis noi stessi? I giovani possono aiutare i giovani? È su quest’ultima domanda che voglio soffermarmi perché quello di cui vi sto parlando trova riferimento nella mia storia prima dell’arresto quando forse probabilmente un amico, colui che in quella fase adolescenziale ascolti più dei genitori, avrebbe potuto salvarmi la vita o semplicemente cambiarmela fornendomi un consiglio.
A chi non è mai capitato di aver subito un furto? Non per forza in abitazione ma anche il furto di un oggetto semplice che costituisce per noi un valore affettivo inestimabile. Intendo quella cosa o persona senza cui ci sentiamo persi, arrabbiati, delusi, distrutti mentre nella nostra memoria emergono tutti i ricordi collegati ad esso. Accade infatti purtroppo di realizzare che niente e nessuno ci potrà restituire quella “normalità”. Io sono stato derubato di una cosa che fino ad oggi, anzi oggi forse ancora di più, ritengo la più importante. Tempo fa non avrei mai immaginato di poterne essere derubato e se mai avessi pensato a tutte le cose di cui si può essere derubati, quella sarebbe stata l’ultima. Ciò di cui sto parlando è la Vita. Ma che cos’è la Vita? La Vita è tutto: la possibilità di scegliere degli amici, una ragazza, frequentare un corso di ballo o realizzare un sogno. Per alcuni vuol dire costruire una casa, una famiglia o per altri, contrariamente, vuol dire farla a pezzi distruggendola e ricominciando creandone una nuova. Diciamo che ognuno potrebbe dirlo a modo suo. In linea di massima, quando si subisce un furto, una delle prime cose che si tenta di fare è capire come sia potuto succedere cercando di trovare una spiegazione razionale, se mai ce ne fosse una, e successivamente cercare in qualunque modo di riprendersi ciò che è stato rubato. Alcune ricerche evidenziano che alcuni aspetti dei furti sono subiti a causa di decisioni indirette o a carico del soggetto passivo. Il dato che si ripete più spesso è rappresentato da due cause: distrazione oggettiva, ad esempio quando ci capita di lasciare la macchina aperta con all’interno le chiavi oppure di dimenticare il cellulare sul tavolo del bar, e soggettiva, ad esempio quando dimentichiamo di rispettare il limite di velocità provocando un incidente e involontariamente togliendo la vita a qualcuno. Ecco nel mio caso la “distrazione” non solo è stata soggettiva, facendomi complice del “furto” più importante, ma anche oggettiva perché ho dimenticato che lo stesso poteva accadere anche a me.
Trascurando i valori e i principi etici-morali mi sono ritrovato nello stesso momento ad essere sia vittima che reo. Non potendo distinguere ciò che stavo facendo ho permesso ad altri di togliermi qualcosa che era mio. Quello che sto cercando di dire è che ognuno è soggetto a subire un furto in qualsiasi momento ed oggi sento le responsabilità di esortare motivando le persone, soprattutto i giovani, a non sottovalutare mai nulla permettendo ad altri di portarcelo via e indirettamente permettere loro di auto-provocarsi un furto. Questo non deve accadere e sento di voler, da giovane a giovane, aiutare chi spesso dimentica che vivere è importante. Ho deciso allora di divenire io stesso una cavia da laboratorio fiducioso che i risultati del mio esperimento possano essere in qualche modo utili ad altri garantendomi così, se con esito positivo, un risultato che funga da risorsa per ognuno di noi, giovani e non. In caso contrario sarò io a mettermi da parte chiedendo aiuto, ma ad ogni modo mi auguro che l’“esperienza” o “iniziazione” di questo nuovo progetto possa dare coraggio a tutte le persone che stanno affrontando o hanno affrontato un periodo difficile. Quindi niente di meglio se non creare e costruire una start-up su me stesso mettendo in gioco molto di più di ciò che pensavo di possedere. Premetto che non sono un abilissimo giocatore di poker e mai avrei pensato di dovermi giocare un all-in così importante. Come altri coetanei in questa fase dell’economia e del cambiamento sociale hanno saputo reinventarsi, anche io in questo passaggio della mia esistenza, dopo aver riflettuto sulle cause della mia attuale situazione, ho capito che guardare il passato mi impediva di immaginare un futuro. In sostanza, così come nel titolo, tutto si riduce alla semplice declinazione del verbo essere: fui – sono – sarò.
A.M.
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