La Cura

La cura non deve esaurirsi nel prossimo futuro, ma deve continuare grazie a tutti coloro che oggi vivono la tragedia del Covid19 da giovani e che domani saranno adulti proprio come è successo in un’altra epoca – non lontana – alla mia generazione. Spetta ai giovani di oggi mantenere il ricordo e la memoria di ciò che stanno vivendo, utilizzando i numerosi strumenti, anche tecnologici, che hanno a disposizione.

Quando abbiamo lanciato a fine 2020 L’Imprenditoriale, mi sono raccomandato con i ragazzi e ragazze della redazione di mantenere una costanza nella periodicità delle nostre pubblicazioni, consapevole che nel web le dimensioni spazio e tempo non hanno la valenza che assumono nel mondo reale: ma proprio per questo ritengo importante dare alla nostra piattaforma un ritmo.

Fino ad ora la redazione ha mantenuto fede a questo impegno e solo io, domenica scorsa, per la prima volta – per ragioni personali – non sono riuscito a pubblicare il consueto editoriale settimanale: mi scuso con la redazione e con tutti voi per questa piccola inefficienza.

L’editoriale di oggi vuole partire dal titolo di una famosa canzone di un artista che ci ha lasciati questa settimana: “La cura”. Invero non voglio cadere nella retorica che ha popolato i social in questi giorni, dopo la scomparsa di Franco Battiato, ma voglio partire dal titolo di una delle sue più note creazioni musicali per introdurre una riflessione che ci porta indietro di qualche decennio, per poi tornare di attualità oggi.

La riflessione vuole partire da tutti coloro che come me hanno vissuto la propria giovinezza ascoltando, tra gli altri, le canzoni di Battiato. Si tratta di una generazione che oggi ha un’età vicina ai cinquant’anni, fatta di padri e madri, che occupa anche posizioni importanti nella società civile e che ha visto con i propri occhi numerosi eventi che hanno scandito la storia di questo nostro Paese e non solo. Tra i molti eventi io personalmente ricordo molto bene il ritrovamento nel 1978 dell’On. Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse. Ero un bambino, non andavo ancora a scuola, ma ricordo l’immagine del telegiornale con la salma dell’On. Moro nel bagagliaio dell’automobile in cui era stato messo. Ricordo, sempre da bambino, l’episodio di Alfredino a Vermicino del giugno 1981. Anche in quell’occasione ricordo il ruolo della televisione, l’angoscia e la speranza di riuscire a salvarlo, fino al triste e tragico epilogo. Ricordo ancora l’estate della mia maturità, lo studio in compagnia dei compagni, la gita a Parigi di quinta, l’ansia in attesa dell’esame e quei due terribili eventi che hanno segnato in maniera indelebile quell’estate: la strage di Capaci prima e la strage di via D’Amelio dopo. Ricordo i rapimenti ai danni degli imprenditori, ricordo anche la caduta del muro di Berlino, l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, l’inchiesta di Mani pulite e potrei continuare, richiamando alla nostra memoria tanti altri accadimenti di cronaca italiani e non solo.

Ovviamente in questo arco temporale non ci sono stati solo eventi tragici, ma anche moltissimi eventi importanti che hanno segnato positivamente il trascorrere del tempo, anche se spesso questi ultimi sono meno celebrati e anche più facilmente dimenticati. Del resto, il tempo è laico e come tale il suo ritmo non assume mai valenza negativa o positiva.

Ma perché ho voluto ripercorrere, seppure velocemente, questi lunghi anni che mi hanno portato dall’infanzia ad oggi? Il motivo è molto semplice. Perché credo che in tutti questi anni e ancora oggi innanzi alla laicità del tempo e ad eventi che non possono lasciarci indifferenti la cura sia proprio la memoria intesa come la capacità di non dimenticare e di rendere il ricordo sempre attuale. L’attualità del ricordo, sia quando ha ad oggetto una tragedia e sia quando si riferisce ad un evento positivo, è necessaria per creare il legame tra le nostre radici, il presente e il futuro. Legame che non unisce solo la scansione del tempo che contraddistingue la vita di ognuno, ma unisce anche la nostra vita con quella degli altri e con quella di chi dopo di noi prenderà il “testimone”.

Il ricordo e la memoria non devono però limitarsi alla conoscenza dell’evento, ma devono anche scendere più in profondità e portare con sé i sentimenti che l’evento ha prodotto in noi stessi o in coloro che lo hanno vissuto. Solo ripercorrendo e recuperando i sentimenti possiamo rendere autentici e attuali il ricordo e la memoria.

La cura del ricordo e della memoria è oggi attuale e necessaria proprio perché ci stiamo accingendo – almeno così pare – a un lento ritorno alla “normalità” dopo un lungo periodo di sofferenze. Ritorno che non deve farci dimenticare cosa ha significato il Covid19 per il nostro Paese e per tutta l’umanità in questi lunghi mesi e, soprattutto, non deve far dimenticare a tutti noi che ci sono ancora popolazioni che non lo hanno superato e che lottano quotidianamente con l’epidemia non avendo, talvolta, armi sufficienti a disposizione.

La cura non deve esaurirsi nel prossimo futuro, ma deve continuare grazie a tutti coloro che oggi vivono la tragedia del Covid19 da giovani e che domani saranno adulti proprio come è successo in un’altra epoca – non lontana – alla mia generazione. Spetta ai giovani di oggi mantenere il ricordo e la memoria di ciò che stanno vivendo, utilizzando i numerosi strumenti, anche tecnologici, che hanno a disposizione.

Solo attraverso la cura della memoria e del ricordo possiamo essere generazioni vive, in grado di trasformare una tragedia in opportunità e – forse – di prevenire altre catastrofi in futuro. L’opportunità non è solo legata ai fondi che arriveranno dall’Europa che la mia generazione ha contribuito a creare, ma a molti altri fattori, e coinvolge tutti noi, cittadini su questo pianeta, chiamati ad una maggiore responsabilità e a ridurre sempre più le numerose distanze sociali ed economiche che contraddistinguono i sistemi economici, globali e locali. Concludendo con le parole di Franco Battiato: siamo esseri speciali e dobbiamo avere cura di noi stessi e degli altri.

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