L’editoriale è dedicato ai principali fatti che ragionevolmente scandiranno la settimana che sta per iniziare. In particolare desidero, però, rivolgere questo editoriale a due signore che ho avuto il piacere di conoscere e i cui destini in passato si sono più volte incontrati e, nei prossimi giorni, potranno forse tornare ad incrociarsi.
La prima signora festeggerà nel mese di marzo 160 anni. È ancora una bella signora, anche se negli ultimi decenni l’età ha iniziato a farsi sentire. Talvolta è stata derisa a livello internazionale, talaltra è stata messa in guardia sul proprio futuro anche da parte di autorevoli esponenti intellettuali ma lei non si è mai scoraggiata e non ha mai dato troppo ascolto a ciò che su di lei è stato detto.
È una signora che porta sul proprio volto i tratti del tempo passato ma è anche una signora fortemente consapevole delle proprie capacità e responsabilità. La responsabilità è per lei un elemento imprescindibile: sia verso i propri figli, nipoti e anche pronipoti, molti dei quali sono ancora giovani e bisognosi del suo aiuto; sia verso l’importante eredità che le è stata affidata in termini di patrimonio tangibile e intangibile e in termini di cultura. Ancora oggi è questa importante eredità a renderla unica a livello globale, universalmente riconosciuta in tutta la sua eleganza e per il suo portamento e sicuramente anche un po’ invidiata dalle sue colleghe e dai suoi colleghi.
La seconda signora è molto più anziana. Non ama la visibilità e nemmeno ama essere celebrata, anche se più volte nella storia le sono stati riconosciuti ruoli importanti nelle arti, nelle scienze e, più in generale, nella cultura e nell’educazione. È una signora schiva che però è sempre riuscita a mantenersi viva e vivace senza perdere il proprio piglio a vantaggio di tutti coloro che sono riusciti a servirsene raggiungendo posizioni di acclamata eccellenza nei diversi ambiti.
È una signora generosa, aperta e accessibile a tutti coloro che vogliono conquistarla. Ha una grande forza anche se non sempre viene compresa. Qualcuno su di lei ha scritto che va ricercata nella mobilizzazione di talune risorse, come a sottolineare, da un lato, la necessità della finalizzazione e contestualizzazione del suo operato e, dall’altro lato, la necessità del giudizio altrui per attestarne il riconoscimento e l’esistenza. Molto su lei è stato scritto e non è possibile oggi ripercorrere quanto in maniera autorevole da altri è stato affermato. Mi limito a richiamare quanto ha ben osservato recentemente un mio collaboratore in Università evidenziando come la vecchia signora negli ultimi anni sia stata oggetto di un processo di “popolarizzazione” anche per l’avvento di internet e dei nuovi strumenti di comunicazione come i social. Con l’avvento dei nuovi linguaggi, infatti, la vecchia signora è stata in parte oscurata a vantaggio di processi di apparente democratizzazione nei quali conta molto di più la visibilità e la capacità di attirare seguaci o follower sui propri canali social di quanto non conti il contenuto di ciò che viene detto e/o scritto. Qualcuno ha forse anche erroneamente ritenuto che vi fossero delle scorciatoie per raggiungere livelli di eccellenza senza dover troppo dedicarsi a questa anziana signora. Invero, lei ha sempre continuato a svolgere il proprio ruolo in maniera instancabile e ancora oggi è ben presente e pronta a intervenire ogni qual volta la sua presenza sia ritenuta necessaria.
Nonostante l’effetto dei nuovi linguaggi di comunicazione e l’impatto che gli stessi hanno prodotto sulla dimensione tempo in queste ultime settimane la vecchia signora è stata più volte chiamata in aiuto della prima signora.
Ma chi sono le due signore?
La prima signora si chiama “Italia”. La seconda signora si chiama “Competenza”.
L’Italia sta attraversando un momento storico di grande complessità – al pari di tutte le altre nazioni del mondo – e, come tutti noi sappiamo, nei prossimi mesi sarà chiamata a prendere decisioni che si ripercuoteranno sul futuro dei propri giovani.
La competenza è oggi chiamata in causa nel tentativo di garantire, proprio a quegli stessi giovani, un futuro che possa essere per loro di speranza come lo è stato per le generazioni che li hanno preceduti. Un futuro libero nel quale possano esprimere sé stessi con il desiderio di ricercare costantemente l’eccellenza nei diversi ambiti – sport, musica, spettacolo, arte, scienza, ecc. – consapevoli che l’eccellenza passa attraverso la competenza e non attraverso la visibilità.
L’auspicio è che la competenza possa ritrovare nelle diverse filiere dell’education, della formazione e della conoscenza il ruolo che merita e che, anche in un momento così tragico, chi è chiamato a prendere decisioni importanti la ricerchi guardando lontano e pensando all’eredità che abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di conservare e di lasciare alle nuove generazioni. Non è la crisi a richiamare la competenza né il richiamo deve essere attribuito a qualcuno seppure autorevole. È la storia che oggi richiama la competenza e noi abbiamo il dovere di rispondere a questa chiamata. Dovere che domani ci renderà orgogliosi per ciò che saremo stati capaci di lasciare alle nuove generazioni.
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