Vorrei raccontare l’esperienza di una figura di alto profilo che ha trovato la sua strada e l’ha percorsa, lasciando così impresse delle orme che possono rappresentare un exemplum di virtù da cui si può prendere spunto e riflettere.
Il personaggio in questione ha un importante punto in comune con gli studenti che prendono parte alla redazione de “L’Imprenditoriale”: la passione per la scrittura e in particolare per il giornalismo. Ho scelto così di chiedere al Dottor Luigi Casillo di concedermi un’intervista per ripercorrere i passi che hanno portato l’affermato giornalista e conduttore di SkyTg 24 a fare del giornalismo il suo mestiere e impegno sociale: trasmettere alla comunità informazioni in modo deontologicamente corretto.
Il Dottor Casillo è laureato in Economia con specializzazione in Marketing presso l’Università Bocconi, facoltà che lo ha portato subito dopo la laurea a lavorare per la “3M”, una multinazionale che si occupa di innovazione e produzione in diverse parti del mondo. L’intervistato mi ha spiegato che ha sempre avuto la passione per la scrittura coltivandola attraverso delle collaborazioni negli anni del liceo e successivamente durante il periodo dell’Università.
Qual è stata poi la spinta che ha mosso il noto giornalista a tradurre la sua passione in ambito lavorativo?
Quello che mi ha colpito profondamente della sua storia è che non solo l’intervistato ha avuto la capacità di capire quale fosse veramente il cammino che il suo “io” volesse seguire, ma ha deciso di andare verso questa direzione. Il passaggio da una realtà lavorativa ad un’altra si è tradotto concretamente “nell’attraversamento di una strada”: mi ha raccontato infatti che ai tempi la sede della “3M” a Milano era proprio di fronte alla Mondadori e il Dottor Casillo ha attraversato la strada per andare dal gruppo editoriale e chiedere se ci fosse la possibilità di collaborare con loro. Questo ha portato al suo primo contratto con“Donna Moderna” in cui si è occupato di attualità.
Gli ho chiesto se questo passaggio fosse stato semplice o se al contrario avesse comportato molte difficoltà -o per restare incentrati sul topos della “strada da attraversare” – un cammino che sembrasse solamente in salita. Il Dottor Casillo ha chiarito che alla fine degli anni Novanta era sicuramente un periodo più facile rispetto a quello odierno dato che il mondo giornalistico era in espansione, il massimo sviluppo della stampa è stato infatti l’anno duemila e lui ha vissuto a pieno questo momento storico. Fino ad allora c’è stato un continuo aumento di lettori e di vendite, poi è iniziato un graduale declino. Ciononostante, l’affermato giornalista ha dovuto creare intorno a sé anche le giuste condizioni affinché avvenisse questa evoluzione professionale. Oggi appare più complicato entrare nel mondo dell’informazione, dato che i giornali usano meno collaboratori a seguito di un generale taglio dei costi. Una delle modalità per approcciarsi a questo ambito è iniziare a collaborare e lui stesso dopo le dimissioni dalla 3M si è lanciato con anima e corpo nella scrittura. È fondamentale creare delle collaborazioni principalmente se non si intraprendono delle scuole di formazione specifica per giornalismo, dato che queste offrono ai frequentanti la possibilità di fare del praticantato presso le redazioni giornalistiche. Rimane comunque il fatto che, anche dopo dei corsi specifici attraverso cui si entra in possesso del patentino da giornalista, è necessario trovare qualcuno che ti assuma per gli elaborati che si scrivono.
L’era dei social media
Gli ho domandato se tutto questo discorso appena affrontato, oggi sia da leggere in una chiave diversa, che porta con sé una maggiore difficoltà ad addentrarsi in questo ambito dato che siamo in un’epoca in cui al centro della nostra quotidianità ci sono i social media. Di seguito mi è sorto spontaneo chiedergli se dal canto suo percepisca che la professione del giornalista venga tuttalpiù sminuita da questa abbondante fonte di informazione che sono i social.
Il Dottor Casillo mi ha spiegato che il giornalismo stava già attraversando una fase crepuscolare, ma lui in particolare non attribuisce ai social media e alla ridondanza di informazioni una grande causa di declino della professione di giornalista. Dopo un iniziale fraintendimento concernente il ruolo che può avere l’informazione libera e abbondante sui social, l’intervistato ha precisato che con il passare del tempo le persone, specialmente i giovani con molta sensibilità, stanno acquisendo la consapevolezza circa il fatto che la corretta informazione è importante e per questo si deve fare riferimento a figure di alto profilo che la divulghino in modo professionale. È già in corso una fase di cambiamento in cui si valutano con molta attenzione le notizie che girano sui social network. Riporto qui sotto un estratto del suo discorso.
“Non credo nel modello dell’informazione libera, abbondante e stabile sui social e non penso che torneremo al modello precedente dato che è cambiata anche l’esigenza dei lettori e l’economia che gira intorno all’informazione. Come tutti i settori anche quello della stampa ha bisogno di benzina per poter camminare.”
Informare per formare
Personalmente ritengo che sia un aspetto positivo della professione giornalistica conoscere meglio la realtà che ci circonda. Ho chiesto così all’intervistato quale fosse la sua idea concernente questo argomento. Reputo virtuose le parole che mi sono state dette e per questo ho deciso di menzionarle nelle righe qui di seguito.
“L’ aspetto positivo di questo lavoro è innanzitutto avere l’onore e l’onere di contribuire alla formazione, presso chi ti ascolta, di una opinione, cosa di fondamentale importanza che mi riempie di orgoglio. Un altro aspetto che preferisco è che una delle cose più belle che riguardano l’essere umano è la capacità di raccontare storie. Io vengo pagato per il fatto che racconto la realtà alle persone. L’elemento negativo che tende a pesarmi sempre di più è che il mio lavoro costringe a raccontare la parte più nera dell’animo umano e questo a lungo andare risulta pesante.”
In conclusione, gli ho domandato se c’è qualche consiglio o messaggio che vorrebbe trasmettere a studenti come me che vorrebbero, a seguito della loro carriera universitaria, approcciarsi al mondo giornalistico.
“Allenarsi a pensare che non si vive da soli ma si è immersi in una comunità e che ciascuno di noi, indipendentemente dal mestiere che fa, è chiamato ad essere consapevole del suo ruolo all’interno della comunità in cui è. Questo vale tanto di più se si ha la volontà di interpretare da giornalista quella realtà e trasferirla alle altre persone sotto forma di racconto.”
Sono fiduciosa che questo articolo potrà essere d’aiuto e di ispirazione a tutti quegli studenti consci di una loro passione e che al tempo stesso non sanno come concretizzarla, soprattutto se il percorso di studi che portano avanti non è prettamente attinente a quest’ultima.
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