Sport e relazioni internazionali: l’incontro tra due mondi

Per quanto diversi, sport e politica sono due mondi non così distanti l’uno dall’altro, soprattutto quando parliamo di politica internazionale. La storia e l’attualità testimoniano come essi rappresentino un binomio indissolubile.

A inizio dicembre 2021 gli USA di Biden hanno annunciato un boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi invernali cinesi, che si disputeranno a Beijing il prossimo febbraio. Boicottaggio diplomatico significa che gli atleti americani gareggeranno alle Olimpiadi, ma non verranno inviati diplomatici dagli USA: una decisione che, senza penalizzare la preparazione degli atleti e il loro diritto a partecipare e vedere riconosciuti i loro meriti, vuole lanciare alla Cina un chiaro messaggio sul fronte della difesa dei diritti umani. Il boicottaggio diplomatico è infatti un segno di protesta e uno strumento di pressione su Pechino per le numerose questioni riguardanti le violazioni dei diritti umani in Cina, prime fra tutte quella relativa allo Xinjiang, regione cinese dove la minoranza uigura di religione islamica denuncia da tempo di essere oggetto di una vera e propria persecuzione, definita da Biden un genocidio.

La Cina – come spesso accade – non è entrata nel merito delle accuse che le sono state mosse in tema di diritti umani e ha chiarito la sua posizione attraverso un portavoce del ministero degli esteri, Zhao Lijian, sostenendo che gli USA stiano usando la piattaforma olimpica per fini di manipolazione e provocazione politica, “per pregiudizi ideologici e sulla base di voci e bugie”. Ha affermato che la Cina non aveva mai nemmeno invitato i delegati di questi Paesi (quando, in realtà, la presenza di ufficiali dei vari governi è una scelta discrezionale che fanno i Paesi stessi, non un invito che deve fare il Paese ospitante).

Oltre agli USA hanno annunciato il boicottaggio diplomatico anche Regno Unito, Australia e Canada, mentre hanno dichiarato che non si uniranno a questa iniziativa Francia e Italia. A tal proposito, il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), Giovanni Malagò, ha affermato: “La nostra posizione è quella molto eloquente espressa dal Comitato Olimpico Internazionale (COI), che ha detto che non ci deve essere strumentalizzazione dei Giochi olimpici“.

IL CASO PENG SHUAI E LA DECISIONE DELLA WTA

Oltre alla questione dello Xinjang, a rendere tesi i rapporti con la Cina sono la situazione di Hong Kong, che rivendica la sua autonomia, e il recente caso della tennista cinese Peng Shuai, decisivo nel compiere la scelta del boicottaggio diplomatico. La vicenda di Peng Shuai è un “giallo” non ancora completamente risolto e dal grande impatto internazionale: l’atleta, ex stella del doppio mondiale, è sparita dalla scena pubblica per tre settimane, dopo aver denunciato di aver subito violenze sessuali da parte dell’ex vice premier cinese Zhang Gaoli. Peng aveva rivelato il fatto a inizio novembre attraverso un post su Weibo (il social più diffuso in Cina): il contenuto è stato rimosso dopo poco tempo attraverso la censura cinese e, a seguito dell’accaduto, Peng non è più stata vista in pubblico, né si sono avute notizie dirette da parte sua. Di seguito un estratto del suo post tradotto:

“Anche a rischio della vita, voglio dire la verità su di te. (…) Non ho nulla per provare quanto è accaduto, né audio, né video, solo l’esperienza reale della mia vita stravolta. Ma anche se rischio di disintegrarmi, come un uovo scagliato contro una roccia, sono pronta a dire la verità sul tuo conto.”

Sono quindi stati lanciati appelli e richieste di aiuto da parte di tennisti come Serena Williams, Naomi Osaka e Novak Djokovic, ma anche del Congresso americano, dell’ONU, di Amnesty International e soprattutto della Women’s Tennis Association (WTA). Il 15 novembre il China Global Television Network, un canale controllato dal governo cinese, ha pubblicato un tweet con il contenuto di un’email indirizzata a Steve Simon, presidente della WTA, in cui Peng rassicurava il destinatario sul suo stato di salute e affermava la falsità della notizia dell’abuso sessuale. Di fronte allo scetticismo della WTA riguardo al fatto che l’email fosse stata davvero scritta da lei, i media cinesi hanno diffuso foto e filmati della tennista immortalata in varie occasioni pubbliche, per dimostrare la sua salute e libertà, ma ancora una volta diversi osservatori e giornalisti hanno espresso dubbi sulla loro veridicità. Gli sviluppi più recenti risalgono a un’apparizione di Peng in una video intervista del 19 dicembre per un quotidiano di Singapore, in cui ha nuovamente ritirato le accuse che aveva avanzato. “Queste apparizioni non alleviano o affrontano le significative preoccupazioni della WTA sul suo benessere e sulla sua capacità di comunicare senza censura o coercizione”, ha comunque detto la WTA in una nota, ribadendo di volere un’indagine “completa, equa e trasparente, e senza censura”.

La WTA ha deciso di cancellare tutti i tornei di tennis previsti in Cina e a Hong Kong nel 2022, dieci in tutto, tra cui le WTA Finals previste a Shenzen fino al 2030, e gli analisti hanno stimato che la cancellazione dei tornei farà perdere alla WTA circa un miliardo di dollari. Un’enorme perdita economica, ma per la WTA la vicenda vale più di qualsiasi business. Il Comitato Olimpico Internazionale riguardo alla questione ha invitato a mantenere una “calma diplomazia“, un suggerimento a cui Steve Simon ha risposto con queste parole:

“Troppe volte nel mondo, in questioni come questa, lasciamo che siano il business, la politica o i soldi a indicarci cosa è giusto o cosa è sbagliato. Dobbiamo invece cominciare a fare scelte basate su ciò che è giusto e cosa è sbagliato, senza scendere a compromessi”.

Pechino ha contestato la decisione della WTA e si è opposto a quella che ha definito una “politicizzazione dello sport”.

SPORT E POLITICA: DUE MONDI TUTT’ALTRO CHE PARALLELI

Sport e politica sono due mondi distinti e che pertanto dovrebbero rimanere separati, come sostiene Pechino e come emerge dalle posizioni del COI e del CONI? È possibile mantenerli lontani ed evitare una “politicizzazione” dello sport? Guardando come sempre anzitutto al passato per comprendere il presente e prepararsi al futuro, la storia ci fornisce una risposta inequivocabile: le questioni politiche inevitabilmente si riflettono nel mondo dello sport. Il boicottaggio di eventi sportivi come quello annunciato da Biden non è un inedito e vi sono diversi episodi nella storia recente che testimoniano come sport e politica si siano incontrati più volte e come lo sport possa essere sintomatico delle condizioni in cui versano i rapporti internazionali tra potenze. Andiamo brevemente a vedere in quali occasioni ciò è risultato evidente:

  • L’ultima volta che gli USA hanno boicottato delle Olimpiadi è stata nell’estate del 1980 a Mosca, scelta presa dal presidente Carter e condivisa con 64 paesi, per protestare contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Come rappresaglia, quindici Paesi insieme all’URSS boicottarono i Giochi di Los Angeles del 1984.
  • La Cina stessa ha attuato questa forma di protesta in passato per via della questione di Taiwan, su cui la Repubblica Popolare Cinese rivendica sovranità e ancora oggi centro di tensioni. Pechino non mandò i propri atleti all’edizione di Melbourne del 1956 a causa del permesso di prendere parte ai Giochi accordato a Taiwan, e Taiwan a sua volta rifiutò di partecipare alle Olimpiadi di Montreal del 1976, per il rifiuto canadese di far competere l’isola sotto il nome di Repubblica di Cina. Sempre nei Giochi del 1956, Spagna, Paesi Bassi e Svizzera non inviarono atleti per protestare contro il sanguinoso intervento sovietico in Ungheria di qualche settimana prima, mentre Egitto, Iraq e Libano non parteciparono per via della crisi del canale di Suez e l’invasione del canale da parte di Israele, Francia e UK.
  • Dal 1964 al 1992 è stata vietata la partecipazione del Sudafrica alle Olimpiadi per la politica di apartheid.
  • Negli anni ’70 lo sport è stato uno dei mezzi informali attraverso cui è stato possibile un faticoso avvicinamento tra USA e Cina, che non avevano relazioni diplomatiche: si parla di “diplomazia del ping pong”, facendo riferimento allo scambio di visite tra giocatori di ping pong di USA e Repubblica Popolare Cinese, che aprì la strada alla visita del presidente americano Nixon a Pechino nel febbraio del ’72. Il primo incontro il 10 aprile 1971, che vide la squadra americana in Cina, rappresentò la prima volta in cui cittadini americani mettevano piede sul suolo cinese dall’avvento al potere di Mao Tse-Tung nel 1949.
  • La Corea del Nord rifiutò di partecipare ai Giochi Olimpici di Seul 1988 per non avere ricevuto il permesso di organizzare i Giochi con la Corea del Sud, sua rivale.
  • Nel 2014 alle Olimpiadi invernali di Sochi, il presidente Barack Obama, sua moglie Michelle e l’allora vicepresidente Joe Biden rinunciarono al viaggio in Russia per protestare contro la linea del Cremlino nei confronti dei diritti degli omosessuali.
  • Nel 2018 il governo britannico di Theresa May annunciò che nessun suo rappresentante, membro della famiglia reale e dirigente della Football Association avrebbe accompagnato l’Inghilterra ai Mondiali di calcio in Russia, come rappresaglia per il tentato avvelenamento di Sergej Skripal, ex-agente segreto russo che lavorava per Londra, da cui aveva ottenuto asilo politico e cittadinanza britannica. 

Questi fatti testimoniano come le Olimpiadi, e non solo, siano state di rado semplicemente degli eventi sportivi. Lo sport è stato spesso emblema delle relazioni tra Paesi e non è realistico pensare che la politica internazionale non si riversi, ancora oggi, anche in questo ambito. Comprendo la posizione di chi sostiene che sarebbe opportuno evitare che gli attriti politici si manifestino anche nel mondo dello sport, il quale potrebbe rappresentare, in un certo senso, “un’oasi di pace”, ma allo stesso tempo non la condivido appieno. Dal mio punto di vista, avrebbe un amaro retrogusto di ipocrisia fingere rapporti cordiali in nome del quieto vivere in occasione di questi eventi, soprattutto quando le tensioni e i problemi hanno a che fare con il rispetto dei diritti umani. Ritengo che non esista circostanza o principio che si possa ragionevolmente invocare come giustificazione per ignorare un tema così importante. Non si può “chiudere un occhio” di fronte a quanto accade in Xinjang, a Hong Kong e altrove, far finta che tutto ciò sia tollerabile, nemmeno in occasione di eventi sportivi internazionali. Questo perché non possiamo dichiararci potenze democratiche e pretendere di ergerci credibilmente a difensori dei diritti umani, se poi adottiamo, seppur in occasioni circoscritte, un atteggiamento condiscendente e lassista, mettendo da parte i valori in cui crediamo e dandogli un peso marginale. Ciò potrebbe creare un precedente pericoloso per atteggiamenti analoghi anche in altri contesti e il messaggio implicito che lanceremmo sarebbe una disponibilità a lasciare che tutto ciò accada. È invece un comportamento fermo e deciso, in qualunque circostanza, ciò che può impedire che tali violazioni dei diritti umani si ripetano in maniera indisturbata. O perlomeno, se ciò va aldilà del nostro controllo, avremo così la certezza di aver comunicato nettamente la nostra dissociazione da pratiche di questo tipo. Il rispetto e la tutela delle libertà e dei diritti umani è uno degli aspetti che ci contraddistingue in quanto sistemi democratici e rinunciarvi vorrebbe dire uccidere la democrazia.

Lisa Rancati

Fonti:

Olimpiadi Pechino, dopo USA anche Gran Bretagna annuncia boicottaggio diplomatico. (8 dicembre 2021). Sky Sport.

https://sport.sky.it/olimpiadi/2021/12/08/olimpiadi-pechino-2022-boicottaggio-diplomatico

Olimpiadi Pechino e boicottaggio diplomatico, interviene Malagò. (8 dicembre 2021). Adnkronos.

https://www.adnkronos.com/olimpiadi-pechino-e-boicottaggio-diplomatico-interviene-malago_8eJDZd2P9skma1BOZg8MF

Peng Shuai, il post tradotto della tennista cinese scomparsa. (6 dicembre 2021). Sky Sport.

https://sport.sky.it/tennis/2021/12/06/peng-shuai-tennista-cinese-traduzione-post

Console, S. (3 dicembre 2021). CASO PENG SHUAI, SOSPESI I TORNEI FEMMINILI DI TENNIS IN CINA. China Files.

https://www.china-files.com/caso-peng-shaui-sospesi-i-tornei-femminili-di-tennis-in-cina/

Voncina, A. (17 dicembre 2021). Quando le Olimpiadi diventano un campo di battaglia politico: storie di boicottaggi e di esclusioni. L’Espresso.

https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/12/17/news/olimpiadi_boicottaggi_esclusioni-330522439/

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