Il mediterraneo tra suoni, colori e pensieri

Ritrovare pensieri, parole, colori e suoni sulle sponde del mediterraneo. Cercare così una discontinuità salvifica dopo mesi di pandemia, isolamento, mascherine, tamponi e vaccini.

L’editoriale di questa settimana lo voglio dedicare ad un viaggio che ho voluto fare tra fine giugno e inizio luglio per recuperare la “coesione familiare” messa a dura prova dal Covid19 e dall’isolamento che la pandemia ci ha imposto. L’esigenza di fare un viaggio di dieci giorni l’ho avvertita soprattutto per i miei figli che più di me hanno sofferto gli effetti del distanziamento con la didattica a distanza e senza poter frequentare i propri amici per lunghi mesi. Il viaggio è stato per noi lo strumento per recuperare il tempo che abbiamo perso a causa del Covid19 e allontanare le paure e le preoccupazioni che ci hanno colpiti in questi ultimi mesi: allontanare non per dimenticare.

Non voglio rivelare la destinazione del nostro viaggio, mi limito però a dire che si tratta di una destinazione italiana e che per raggiungerla abbiamo utilizzato un aereo e poi per visitarla un’auto a noleggio. In fin dei conti il nostro Paese è davvero una fonte inesauribile di bellezze e riappropriarci delle nostre radici e della nostra cultura male non può fare.

Da subito siamo rimasti molto stupiti da quante persone abbiamo incontrato in vacanza già a fine giugno. Molti italiani, che come noi hanno deciso di visitare il proprio Paese, ma moltissimi anche gli stranieri, soprattutto, francesi e tedeschi: è stato incredibile e bellissimo poter camminare all’area aperta con le mascherine a portata di mano insieme a molti turisti. La presenza così forte del turismo ci ha trasmesso ottimismo e ha dimostrato ancora una volta come l’Italia potrebbe davvero vivere con questo moltiplicatore economico fantastico. Abbiamo trovato anche moltissima ospitalità e professionalità ovunque: dalle strutture ricettive, ai ristoranti, ai negozi o semplicemente nelle persone che abbiamo fermato per strada per chiedere informazioni.

Abbiamo visto colori intensi: l’azzurro del mare e del cielo, le spiagge bianche e molto distese, il giallo ocra della terra, il verde della vegetazione selvatica e i colori delle case che rappresentano culture molto diverse tra loro: costruzioni barocche che si confondono con costruzioni gotiche e rinascimentali per poi lasciare spazio all’influenza arabo-normanna in un sistema di stili che ci raccontano, in silenzio, la storia che ha attraversato questi territori. Abbiamo non solo visto ma anche ascoltato i rumori della natura, dei paesaggi di giorno e di notte, del mare, della confusione e del tifo che in una piazza venerdì 3 luglio ha celebrato con canti e urla la vittoria della nazionale italiana contro il Belgio.

Abbiamo visitato numerose chiese molte delle quali addobbate a festa con fiori e nastri bianchi per la celebrazione di matrimoni: abbiamo indirettamente partecipato ai numerosi matrimoni incontrati in questi giorni di vacanza, ammirando non solo la bellezza indescrivibile delle chiese, ma anche l’eleganza degli invitati e degli sposi. Anche i matrimoni ci hanno trasmesso positività e un senso di ritorno alla normalità. Abbiamo infine ammirato l’arte dell’accoglienza nel cibo e nella presentazione dello stesso: la frutta, i dolci e tanto tantissimo altro ancora.

I suoni, i colori e tutto ciò che abbiamo visitato appartengono ad un grande contenitore di storia che si chiama Mediterraneo: il Mediterraneo della storia con i contrasti del Mediterraneo contemporaneo dove mentre noi eravamo in vacanza hanno trovato la morte in un tragico naufragio donne e bambini.

Ed ecco allora la domanda: come possiamo conciliare il nostro vivere in una apparente normalità con quello di chi scappa nel Mediterraneo con la speranza di trovare una vita migliore e talvolta trova la morte? Come possiamo conciliare la voglia di normalità con la tragedia che abbiamo attraversato questo inverno con la pandemia? Come possiamo fare in modo che tutto questo non venga disperso, ma anzi, possa costituire l’opportunità per un miglioramento e per una maggiore equità sociale?

A queste domande non voglio rispondere perché credo che questo sia il momento delle domande e non delle risposte: solo attraverso le domande possiamo avere nel caos dell’incertezza la certezza di non dimenticare.

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