Ridefiniamo l’eccellenza per una nuova rinascita

Questo editoriale vuole essere un auspicio che i temi della competenza, del merito e dell’eccellenza diventino abitudine trovando rappresentazione nei diversi ambiti della vista sociale e economica: un’eccellenza dinamica in grado di far muovere tutti verso il cambiamento e il miglioramento.

Il termine con cui voglio iniziare l’editoriale di questa settimana è impegnativo e si presta ad essere letto con tanti significati non sempre tra loro chiari e conciliabili: eccellenza.

Prima di analizzarne i diversi possibili significati desidero spiegare come mai questo termine descrive a mio giudizio la settimana che sta per iniziare.

La settimana che sta iniziando sembra essere caratterizzata per uno slancio nuovo forse in parte anche inatteso verso il cambiamento: cambiamento nei comportamenti che hanno accompagnato gli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria causata dal Covid19. Con la settimana che sta per iniziare sembra finalmente giunto il momento di poter pensare e ipotizzare anche un progressivo e lento ritorno alla normalità, almeno per ciò che riguarda la riapertura di molte attività economiche. Riapertura che dal punto di vista sociale ed economico per molti rappresenta un nuovo inizio e allo stesso tempo l’unica possibilità per garantire a sé stessi la continuità come alternativa alla “morte” sociale e/o economica.

Pensando al cambiamento e a questo nuovo inizio mi piace pensare anche alla necessità di qualificare meglio di quanto non sia stato fatto in passato il termine eccellenza.

Il termine eccellenza viene spesso utilizzato per stimolare qualcuno a dare il meglio di sé stesso in una attività, penso ai giovani studenti nello studio, agli atleti nello sport, agli artisti nelle proprie forme espressive ecc. L’eccellenza come competenza distintiva, in grado di garantire anche un qualche vantaggio in termini di posizionamento, di raffronto con gli altri o, come diremmo utilizzando un termine della scienza economico-aziendale, in termini di competitività.

Il termine eccellenza non è riferito solo all’individuo, ma anche agli attori economici e ai territori. Con riguardo agli attori economici con detto termine si individuano aziende che hanno saputo ottenere maggiore successo sui mercati garantendo a sé stesse una crescita delle proprie performances economiche. Con riguardo alle diverse aree geografiche sono considerate di eccellenza quelle che negli anni hanno saputo creare sviluppo e benessere. A questo riguardo nella storia recente italiana il termine eccellenza ha distinto aree del Paese più performanti da aree del Paese più lente o più limitate nel proprio sviluppo e/o percorso di crescita. Il termine eccellenza è anche stato utilizzato in ambito sanitario per distinguere strutture maggiormente qualificate da strutture meno qualificate: strutture in grado di attrarre i principali talenti, risorse economiche e in grado di restituire agli utenti servizi ad alto valore aggiunto.

Cosa c’entra l’eccellenza con quello che abbiamo vissuto in questo ultimo anno e con quello che accadrà nelle prossime settimane?

L’eccellenza è importante anzi importantissima. Primo perché all’eccellenza non dobbiamo mai rinunciare. Secondo perché l’eccellenza rappresenta un motore di sviluppo e di crescita, uno stimolo per il costante miglioramento. Ciò che però cambia oggi è l’utilizzo dell’eccellenza nei sistemi socio economici complessi all’interno dei quali noi tutti viviamo e operiamo.

L’eccellenza non deve servire a separare o a allontanare. L’eccellenza deve differenziare, stimolare la crescita, ma allo stesso tempo deve trainare verso l’alto anche tutte quelle realtà e/o entità che talvolta subiscono l’eccellenza altrui.

Aristotele definiva l’eccellenza come “un’arte ottenuta attraverso l’addestramento e l’abitudine.” Aristotele affermava che “Noi non agiamo bene perché abbiamo virtù o eccellenza, ma abbiamo piuttosto queste due perché abbiamo agito correttamente. Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. Eccellenza, allora, non è un atto, ma un’abitudine.” Se condividiamo quanto affermato da Aristotele dobbiamo pensare all’eccellenza come ad un fenomeno dinamico in continuo divenire in grado di motivare i singoli a fare sempre le proprie attività nel miglior modo possibile e non ad ambire alla perfezione. L’eccellenza allora richiede il continuo confronto, ma non con gli altri, piuttosto con noi stessi. Il confronto con gli altri è necessario ma è secondario: necessario per attivare meccanismi virtuosi di crescita anche negli altri e per ridurre le distanze.

L’eccellenza deve caratterizzare sempre di più questo nuovo inizio spingendo tutti verso comportamenti costruttivi in grado di avvicinare e di favorire meccanismi inclusivi. Lo hanno detto in molti in queste settimane: da soli dalla pandemia non si esce.

L’auspicio è proprio quello di un nuovo inizio in cui i temi della competenza, del merito e dell’eccellenza come abitudine possano sempre più trovare rappresentazione nei diversi ambiti della vista sociale e economica: un’eccellenza dinamica in grado di far muovere tutti verso il cambiamento e il miglioramento.

Un’ultima nota a mio giudizio pertinente sul tema dell’eccellenza come abitudine e come risultato del merito e coerente con l’inizio di questa settimana di cambiamento: domani una donna giornalista italiana di 47 anni inizierà un’importante attività in qualità di direttore dell’agenzia britannica Reuters. Si tratta della prima donna in centosettanta anni di storia dell’agenzia. Ad Alessandra Galloni vanno le nostre congratulazioni con l’auspicio che il suo esempio possa essere insegnamento ai molti giovani che in questo ultimo anno hanno dovuto combattere con il distanziamento e con la didattica a distanza ricordando loro che l’eccellenza quando fortemente legata al merito, all’impegno e alla competenza consente di raggiungere risultati anche molto importanti.

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